Il giovane bengalese sprovvisto di documenti e di soldi vive al riparo di un cartone in piazza Municipio affidandosi al buon cuore dei vibonesi. Una storia di marginalità che diventa uno spaccato del sempre più preoccupante incremento della povertà in città.  

«Voglio tornare a casa»

«Voglio tornare a casa». È l'appello di Assan Mohamed, il senzatetto originario del Bangladesh che vive sotto il portico del Liceo artistico in piazza Municipio a Vibo Valentia. Il 29enne è arrivato in città da più di tre mesi e da allora continua a vivere per strada.

«Non accetta viveri, né un alloggio. Aspetta che, chi di competenza, gli fornisca i documenti per tornare in Bangladesh. Il ragazzo dice di averli persi», dichiara Loredana Pilegi, consigliere comunale e capogruppo dei Progressisti per Vibo, tra i primi a interessarsi al suo caso.

Del giovane bengalese poco si conosce. Non ama parlare del suo arrivo in Italia, avvenuto due anni fa. Non vuol spiegare perché ha raggiunto le nostre coste, né come mai sia privo di documenti. Ribadisce solo, come fosse un mantra, il bisogno di tornare nella sua terra.

 

 

L'aiuto dell'amministrazione comunale

«Il sindaco Costa ha coinvolto le associazioni, i servizi sociali, ha fatto tutto ciò che era nelle sue competenze per toglierlo dalla strada. Non c'è stato niente da fare», afferma Elisa Fatelli, consigliere di maggioranza e presidente della IV commissione consiliare del Comune di Vibo.

Cosa impedisce ad Assan di togliersi dalla strada non è chiaro: cavilli burocratici o una sua certa diffidenza a fidarsi di operatori e istituzioni costribuiscono a mantenere la situazione in stallo. Intanto però, davanti agli occhi dei cittadini si consuma l’ennesima storia di marginalità. Il 29enne continua a vivere di stenti. A nutrirlo solo gli alimenti offerti dai passanti, mentre gli toccherà affrontare un’altra notte, e chissà quante altre ancora, sotto un’umida coperta e un cartone fradicio.

Aumenta la povertà a Vibo

Una vicenda di disagio che fa il paio con l’incremento della povertà che in città e frazioni assume dimensioni sempre più preoccupanti, stando alle tante denunce e agli appelli degli enti caritatevoli. E se ha fatto tremare le vene ai polsi la denuncia di monsignor Giuseppe Fiorillo, che qualche tempo fa ha svelato l’intenzione di un’adolescente vibonese di vendere un rene per sostenere la sua famiglia, fa altrettanto riflettere l’allarme lanciato da monsignor Saverio Di Bella che ha denunciato il notevole aumento, anche a Vibo Marina, di persone che si rivolgono alla parrocchia chiedendo sostegno economico e pratico per far fronte alle necessità quotidiane.

«È un appello che va raccolto da istituzioni, politica, volontariato, attraverso un Patto contro la povertà - ha detto Giovanni Russo, capogruppo del Pd in Consiglio a Vibo -, avendo come obiettivo la volontà condivisa di mettere in campo adeguate azioni per contrastare una condizione che ogni giorno emerge sempre più. Chi oggi ricopre ruoli di responsabilità nella nostra comunità deve sforzarsi nel fare di più e meglio, creando così quei presupposti necessari per un nuovo sviluppo, dunque per nuove opportunità di lavoro».