Pur senza citare la celebre invettiva dantesca, si può dire che una delle fondazioni pensate per trainare lo sviluppo della Calabria è ormai una nave senza comandante, alla deriva, persa in un mare di doveri e responsabilità, anche gravose, cui non riesce ad assolvere.

Parliamo di Terina che, da una decina di giorni circa, è senza vertice: una situazione paradossale di autogestione in cui i dipendenti si arrangiano alla meno peggio, sperando di non dover fronteggiare emergenze come l’alluvione di ottobre scorso che ha messo in ginocchio tutta l’area industriale di Lamezia.

L’incarico dell’ormai ex commissario straordinario, la dirigente regionale Antonella Cauteruccio, attualmente titolare del dipartimento Turismo e Marketing, è infatti scaduto, dopo l’ennesima proroga.

Questione non banale perché ha delle conseguenze immediate. L’ente a totale partecipazione regionale, controllato dall’assessorato all’agricoltura, è stato posto in liquidazione dal consiglio regionale ma, ovviamente, è chiamato a garantire la gestione ordinaria. E invece, con il management “scaduto”, non può pagare gli stipendi né affrontare la più recente delle emergenze.

I guai della fondazione sono, infatti, peggiorati dopo che l’alluvione di qualche settimana fa che ha disastrato il centro congressuale e altri locali: senza vertici è complicato gestirne le conseguenze. Ed è impossibile evadere pratiche importanti che riguardano i rapporti di vicinato con altre amministrazioni, vedi il centro Inail, l’Asp e l’aula bunker pesantemente danneggiata dallo straripamento del torrente Amato di qualche settimana fa, sebbene l’amministrazione di Terina non avesse da tempo più competenza sulla struttura giudiziaria.

Da eccellenza rimasta sempre soltanto potenziale, la Fondazione oggi è completamente paralizzata, dal momento che l’unica figura che può assumerne le decisioni è proprio quella del commissario, che non c’è. In assenza (come sancito dallo statuto) di figure intermedie come un direttore generale o un direttore amministrativo, sarebbe tutto nelle mani del rappresentante legale. Il guaio è proprio che l’incarico del rappresentante legale è scaduto.

Corollario: la nomina del rappresentante legale spetta alla giunta regionale. E qui lo scenario contempla ritardi che i bene informati ascrivono alla segreteria dell’esecutivo guidato da Roberto Occhiuto, che avrebbe già dovuto sciogliere diversi nodi giuridici comunicandone gli esiti a chi di dovere.

Primo fra tutti quello della continuità gestionale: il carro si è impuntato e si è giunti al pericoloso vuoto amministrativo di questi giorni. La soluzione sarebbe stata una nomina rapida di Cauteruccio (che ha tenuto in piedi la baracca amministrativa in condizioni difficili negli ultimi mesi) oppure la scelta - a norma dell’articolo 21 della legge regionale del 6 agosto 2024 – di un liquidatore chiamato a traghettare la struttura di ricerca verso l’estinzione, non prima di averne trasferito i dipendenti in altre società regionali.

Secondo la norma appena citata, la figura del commissario liquidatore può essere nominata entro il 31 dicembre, ma è altrettanto vero che la fondazione non può rimanere senza guida ancora per lungo, pena il caos organizzativo.