La decisione della Casa Bianca di accelerare sulla campagna anti-Covid ha spinto la Pfizer a ridurre le forniture all’Europa, proprio mentre la Regione decideva di usare le scorte messe da parte per la seconda iniezione (ASCOLTA L'AUDIO)
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Da Biden a Belcastro. Dal presidente (eletto) degli Stati Uniti, al dirigente calabrese delegato per gli interventi per contrastare l’emergenza Covid. In epoca Covid la globalizzazione assume significati inediti e, per certi versi, grotteschi. Il nesso tra il nuovo inquilino della Casa Bianca e il sempreverde burocrate della Cittadella è indiretto ma evidente se si allarga lo sguardo al contesto mondiale.
Proviamo a spiegare. La prossima consegna in Calabria di vaccini prodotti da Pfizer-BioNTech è prevista per martedì 19 gennaio. Un lotto che prevede il 30 per cento in più di dosi rispetto alla precedente fornitura. Non è un regalo, ma solo quanto regolarmente preventivato. Ma Antonio Belcastro ha visto in questo 30 per cento in più l’occasione per recuperare il ritardo accumulato dalla Calabria nella somministrazione, visto che a tutt’oggi è ultima in Italia per inoculazioni, con solo il 50,1 per cento di iniezioni fatte sul totale di 39,280 dosi consegnate.
Così, il soggetto delegato, cioè Belcastro stesso, ha inoltrato venerdì scorso una direttiva ai commissari straordinari di Asp e Aziende ospedaliere, e per conoscenza pure al commissario alla sanità calabrese Guido Longo, dando precise disposizioni: utilizzate per le vaccinazioni “ordinarie” anche il 30 per cento di dosi che avete stoccato per i richiami (ne abbiamo scritto qui). In altre parole, ha dato ordine di mettere mano alle fiale che sono state conservate per garantire il richiamo, cioè una nuova iniezione entro 21 giorni dalla prima, fondamentale per l’efficacia della copertura vaccinale.
Un rischio calcolato che però, alla luce delle novità emerse nelle ultime ore, appare adesso come un azzardo. Pfizer, infatti, ha comunicato alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che taglierà per quattro settimane il 29 per cento delle forniture ai 27 Paesi della Ue, Italia compresa. Comunicazione che arriva il 15 gennaio (lo stesso giorno della direttiva firmatada Belcastro), dopo che il giorno prima, il 14 gennaio, il presidente eletto degli Stati Uniti, Joe Biden, aveva annunciato un piano da 1.900 miliardi di dollari per contrastare il Covid, che prevede di somministrare 100 milioni di dosi in 100 giorni.
Il sospetto, dunque, che il taglio deciso dalla Pfizer sia direttamente collegato alla strategia di contrasto alla pandemia messa in campo dalla nuova amministrazione a stelle e strisce, è più che fondato.
Le conseguenze si riverberano su tutto il Vecchio continente e colpiscono in particolar modo quei Paesi e quelle Regioni che hanno deciso di utilizzare le scorte destinate ai richiami (che in Calabria sono iniziati oggi) per le prime vaccinazioni. Il rischio, quindi, è che le dosi non bastino. Un problema enorme, che potrebbe pregiudicare la copertura contro il virus. Nemmeno l’arrivo del nuovo vaccino di Moderna, infatti, potrebbe risolvere la situazione, perché ovviamente il richiamo deve essere fatto con lo stesso siero.
L’auspicio è che, in considerazione del breve tempo trascorso dalla nota di Belcastro diretta alle Asp e alle Aziende ospedaliere, le fiale stoccate per la seconda iniezione non siano state ancora utilizzate. L'altra ipotesi è che rallenti ulteriormente la campagna delle prime vaccinazioni e si riservino le dosi disponibili solo ai richiami, come già hanno annunciato alcune Regioni. Intanto, travolta dalla protesta di molti Paesi, a partire dall'Italia, Pfizer si è affrettata a fare una mezza marcia indietro: «Il taglio delle consegne interesserà solo una settimana, poi recupereremo». Biden permettendo.