Dentro La Notizia ha esplorato il lato oscuro del web con il primo dirigente della Polizia di Stato dal Centro operativo per la sicurezza cibernetica della Calabria: «Così aiutiamo i ragazzi a evitare i pericoli e vivere il web con consapevolezza»
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La puntata odierna di Dentro La Notizia, condotta da Francesca Lagoteta, ha acceso i riflettori su uno dei fenomeni più allarmanti del nostro tempo: il cyberbullismo. In collegamento da Reggio Calabria, dal Centro operativo per la sicurezza cibernetica della Calabria, Elisa Barresi, vicedirettore de Il Reggino.it, ha dialogato con Mario Lanzaro, primo dirigente della Polizia di Stato, per esplorare le dinamiche di questa emergenza sociale e delineare le strategie necessarie per arginarla. Tra dati preoccupanti e storie di quotidiana sofferenza, la trasmissione ha offerto uno sguardo profondo sulle sfide educative e culturali che il cyberbullismo pone alla società contemporanea.
Un fenomeno in crescita che lascia cicatrici profonde
Il quadro dipinto dai numeri è inquietante: il 63% degli adolescenti italiani ha subito episodi di bullismo, mentre il 19% è stato vittima di cyberbullismo. Le scuole, con il 66% dei casi, si confermano il primo terreno d’azione di questo fenomeno, seguite dal web, dove il 39% degli attacchi avviene. Tuttavia, come sottolinea il Dott. Lanzaro, «il fenomeno è assolutamente in crescita, e purtroppo c'è anche un grande sommerso». Questa realtà nascosta si nutre della fragilità dei giovani, incapaci di gestire il disagio che spesso li porta a riversare rabbia e insicurezze sugli altri. «I bulli nascondono l'insicurezza e cercano di colmare vuoti attraverso l’aggressività», ha aggiunto Lanzaro, tracciando un ritratto impietoso ma necessario di questa piaga sociale.
Prevenzione ed educazione: la strada maestra
Nonostante la gravità del problema, una luce di speranza arriva dai progetti di prevenzione nelle scuole. Lanzaro ha illustrato l’utilizzo della realtà virtuale per sensibilizzare i ragazzi: «Portiamo i ragazzi a una consapevolezza del fenomeno. Internet non vuol dire virtuale». Attraverso filmati immersivi realizzati in collaborazione con l’Università La Sapienza, gli studenti vivono in prima persona esperienze di cyberbullismo, osservando sia la prospettiva del bullo sia quella della vittima. «Questo approccio sta avendo risultati sorprendenti, cambiando la percezione dei ragazzi su ciò che accade online», ha spiegato l’esperto.
Le nuove dinamiche del bullismo digitale ed il ruolo delle famiglie
Con l’avvento dei social media, il bullismo ha assunto forme più insidiose e pervasive. «Un tempo il bullo doveva metterci la faccia - ha sottolineato Lanzaro a "Dentro la Notizia" - oggi si nasconde dietro il web». La condivisione di contenuti intimi, spesso diffusi per vendetta o superficialità, crea cicatrici indelebili: «La condivisione di foto o video diventa una spada di Damocle che rimane per tutta la vita». La mancanza di confini tra il mondo virtuale e quello reale amplifica l’impatto, privando le vittime di uno spazio sicuro dove potersi rifugiare.
La lotta al cyberbullismo parte dalla famiglia. «Oggi i genitori stessi diventano "haters", trasmettendo ai figli un esempio incoerente», ha denunciato Lanzaro. La capacità di riconoscere i segnali di disagio è fondamentale per intervenire tempestivamente. Isolamento, depressione e calo nel rendimento scolastico sono spesso sintomi di una sofferenza legata a episodi di bullismo digitale.
Conseguenze legali: reati online e offline
Il cyberbullismo non è di minore entità rispetto ad una violenza non digitale: «Il reato è lo stesso, e spesso ha aggravanti specifiche per l’uso del web». L’idea che il cyberbullismo sia meno grave del bullismo tradizionale è errata. Ogni azione online lascia tracce, e le autorità possono risalire agli autori dei reati, anche a distanza di tempo. Tuttavia, Lanzaro ha ribadito che, nonostante la possibilità di identificare i responsabili, non è possibile rimuovere completamente i contenuti dal web. «Non bisogna chiedersi quale piattaforma sia più sicura, ma evitare la condivisione di contenuti personali» ha concluso Mario Lanzaro. La vera prevenzione sta nel promuovere un rapporto di fiducia tra giovani, genitori e insegnanti, e nel costruire una cultura del rispetto e della responsabilità online.
La lotta al cyberbullismo richiede un impegno collettivo. Famiglie, scuole e istituzioni devono collaborare per educare le nuove generazioni a un uso consapevole del web. La prevenzione e la consapevolezza sono le nostre armi migliori, in una vera e propria guerra contro un fenomeno dilagante e che rischia di lasciare danni permanenti ad una generazione mai così tanto fragile.