Si profila un nuovo accordo tra l’amministrazione comunale di Crotone e il colosso dell’energia Eni. Si tratta di una prima tranche sul danno ambientale, il cui ammontare è stato già definito con una sentenza passata in giudicato, mentre resta ancora lontano quello sulla bonifica che la città attende da quasi 20 anni.

Dal 6 settembre 1993, infatti, giornata che diede inizio ad un primo sfogo degli operai dell’Enichem per la perdita del lavoro, c’è sempre stato un “fuoco” buono per i media e chi li ha utilizzati, e di paglia dal giorno dopo le tante, troppe, elezioni di qualsiasi livello. Oggi Enzo Voce, l’ingegnere diventato sindaco a furor di bonifica, sull’onda del ricorso redatto proprio dall’allora avvocato Sandro Cretella e oggi suo vice, si gioca non solo la sua credibilità di paladino civico ma, soprattutto, l’autorevolezza collettiva di poter guardare ad una prognosi diversa della città che sta guidando da due anni.

I conti della città di Crotone con il suo passato di identità industriale non sono certo meno marcati di quello con la Magna Grecia. Una bonifica che è frutto di una sentenza passata in giudicato e mai appellata da Eni, che pure si vide soccombente; le royalties sull’estrazione di gas metano; le convenzioni con Eni Jonica gas che prevedevano studi sul fenomeno della subsidenza e forniture miliardarie di gas devettoriato mai arrivate; le trivellazioni a mare che hanno attentato anche il promontorio lacinio e la colonna superstite (non si sa per quanto) a Capo Colonna; tenorm, cic e chissà quanto altro sparsi in ogni dove in città; cadmio, zinco e chissà quanti altri veleni nell’ex zona industriale che pure ha da sempre certificato una presenza nel sottosuolo di buona parte dell’Antica Kroton; sono certamente solo alcune delle questioni mai affrontate programmaticamente e nemmeno efficacemente in superficie.

In vista di questo accordo su un nuovo ristoro strutturale che il colosso a sei zampe Eni garantirebbe a Crotone, il vicesindaco Sandro Cretella spiega che «per trattativa con Eni si deve necessariamente fare riferimento ad un procedimento complesso che, risente di una organizzazione specifica della multinazionale – ci ha tenuto a precisare l’avvocato Sandro Cretella – Abbiamo dovuto dunque avviare due tronconi principali nella trattativa: una è quella relativa a quella correlata all’estrazione del gas, e poi la partita relativa alla bonifica che segue tutto un altro tipo di impostazione che è ad uno stato meno avanzato rispetto alla prima e che mira ad un accordo plurilaterale visto che riguarda rapporti con Regione e Ministeri».

Regione, ministeri, D’alema e presidenti del Consiglio e governatori che, si ricorderà, infatti, quanto e come si esibirono prima, durante e, tantissimo, anche dopo che il fosforo incendiato, la sassaiola sulle forze dell’ordine e sui vigili del fuoco, le strade e la ferrovia bloccate in quel 1993; segnando e poi annacquando una intera città in rivolta, con una intera classe dirigente messa per la prima volta alla sbarra; anche perché i livelli nazionali erano alle prese con l’esplosione dell'inchiesta giudiziaria di Mani pulite, dove la vicenda Enimont, il suicidio, prima, di Gabriele Cagliari in carcere, ed il successivo di Raul Gardini, qualche giorno dopo, hanno tutti stesso anno di provenienza: cioè proprio quel 1993 (in luglio nello specifico). Ma quella rivolta, che da Crotone arrivò ad echi internazionali, doveva servire per salvare centinaia di posti di lavoro e dare nuova dignità ad una città che, invece, da quel giorno è ancora annichilita, piegata su se stessa e su tanti progetti di sviluppo mai nemmeno avviati.

Da quello stesso giorno Eni, forse anche contro la sua volontà, è di fatto diventata padrona e carnefice di Crotone. Con il colosso dell’energia che accomodava piccole beghe locali perché affaccendata in partite certamente di altro livello.

Altro spartiacque per Crotone fu certamente la sentenza di Milano dove Eni ha perso, anche se condannata “solo” a 52 milioni di euro di risarcimento, una sentenza non impugnata nemmeno dal ministero dell’Ambiente e non si capisce perché visto che il pm aveva chiesto un risarcimento danni in favore della città di Crotone di 1 miliardo e 100 milioni di euro; una sentenza, resa esecutiva solo dal milleproroghe del 2015, che comunque individuava 10 milioni di euro (dei 52,6 complessivi) come solo parziale ed inizio calcolo del danno ambientale da valutare da lì in poi, e che nessuno mai si è premunito di iniziare a studiare, certamente mai gli unici due commissari alla bonifica che solo a singhiozzo sono stati nominati dal ministero.

Oggi sono ancora da scoprire i contorni precisi di questo accordo (si parla di circa 20 milioni di euro) giunto al termine di questa trattativa definita nello sdoppiamento raccontato dal vicesindaco Cretella e che tanti consiglieri comunali chiedono possa arrivare ad essere discussa nella massima assise cittadina che ne dovrà ratificare gli effetti. «L’accordo – ha concluso Cretella - per lo sviluppo troverà compimento nel più breve tempo possibile ed auspicabilmente arriveremo in Consiglio Comunale entro il mese di dicembre».