È il giorno del ricordo oggi a Fondo Gesù. Come ogni prima domenica più vicina al 14 ottobre, a Crotone vengono commemorate le vittime dell’alluvione del 1996. Sei vite spezzate per sempre, inghiottite dalla furia dell’acqua, che inondò il quartiere e altre zone della città. Paolo Pupa, Angela Trovato, Luca Buscema, Michela Cicchetto, Luca Tavano e Bruno Comisso: i loro nomi vengono scanditi all’inizio della celebrazione eucaristica nella chiesa del Santissimo Salvatore, presieduta da don Girolamo Ronzoni.

Candele e fiori come segno di speranza

Per ognuno di loro, una candela accesa, su un lato dell’altare, ai piedi della Croce, e due mazzi di fiori bianchi, donati dai bambini. «Un segno di speranza, che sostituisce, quest’anno, il lancio della corona di fiori nel fiume» spiega il parroco. «Oggi ricordiamo un evento fortissimo, che ha segnato la vita del quartiere ma anche un cambiamento per questa zona della città, ancora bisognosa di tanti interventi. L’alluvione fu un evento tragico e improvviso, che ha travolto la vita di molte famiglie, soprattutto quelle delle vittime» aggiunge don Girolamo.

La rabbia dei familiari

A Pietro Pupa, l’alluvione del 14 ottobre 1996 ha strappato suo fratello Paolo. Oggi, ci spiega prima di entrare in chiesa, «c’è il ricordo, ma anche il rammarico, la rabbia. Sono passati 25 anni, ma qui è cambiato poco o nulla, non sono stati messi in sicurezza né l’Esaro né la città. Quando c’è stata l’alluvione dell’anno scorso, guardando quelle immagini, mi sono rifiutato di credere a ciò che stava succedendo. Ma davvero siamo di nuovo in quelle condizioni? Ieri, passando, ho guardato l’Esaro, pieno di sterpaglia alta che ostacola il defluire del fiume». Pietro ricorda che proprio nelle scorse settimane il prefetto di Crotone, in vista della stagione delle piogge, ha invitato tutte le amministrazioni a intervenire sui corsi d’acqua «ma non hanno fatto niente».

L'Esaro fa ancora paura

Anche per questo, l’Esaro continua a far paura. Un incubo che ritorna periodicamente. Lo ammette Roberto Astore, uno dei residenti del quartiere che quel giorno si improvvisò, come tanti, soccorritore, recuperando anche il corpo di una delle vittima. Ogni volta che piove in maniera abbondante «è il primo posto che si va a monitorare. Lo fa il Comune, ma anche la gente qui si affaccia dai balconi per vedere il livello dell’acqua e quando sale un po’ più del consueto, si ha paura e qualcuno si trasferisce dai parenti. Questo perché da allora, come messa in sicurezza, mi pare non si sia fatto tanto. Non si fa nemmeno l’ordinario, la pulizia del fiume, figuriamo lo straordinario. Non riesco a capirne il motivo».

Alla celebrazione eucaristica, hanno partecipato anche l'assessore comunale alla Cultura, Rachele Via, e il presidente del Consiglio comunale, Giovanni Greco.