Come ormai di consuetudine, il coordinamento provinciale di Libera Crotone insieme a Italia Nostra hanno promosso la manifestazione “Ricordo, dunque esisto”, in memoria dei giudici Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, e di tutte le vittime delle mafie. La cerimonia si è tenuta al giardino intitolato ai due giudici nel tardo pomeriggio di oggi, data tristemente nota per la strage di Capaci, nella quale persero la vita il giudice Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. Presenti il coordinatore provinciale di Libera Antonio Tata, la presidente crotonese di Italia Nostra Teresa Liguori, il prefetto Cosima Di Stani, il questore Claudio Sanfilippo, il comandante dei Carabinieri Alessandro Colella, il tenente colonnello della Guardia di Finanza Giuseppe Laterza, il vicesindaco Antonella Cosentino, e il consigliere provinciale Renato Carcea.

 

«Ancora una volta siamo qui a ricordare un evento tragico – ha dichiarato Tata – queste persone che sono state mostruosamente uccise noi le ricordiamo non solo perchè è importante fare memoria, ma perchè questo ci dovrebbe spingere a impegnarci ogni giorno, perchè la mafia non la possono sconfiggere solo i magistrati e le Forze dell'Ordine. Se non facciamo niente, se non cambiamo i nostri comportamenti, la mafia vincerà sempre. La giornata di oggi dovrebbe essere un rinnovo dell'impegno quotidiano di tutti a lottare contro le mafie, facendo il nostro dovere».

 

Molto commosso il ricordo fatto dal questore Sanfilippo che in quel maledetto 23 maggio del 1992 era di servizio proprio a Palermo, e fu uno dei primi a giungere allo svincolo autostradale di Capaci, teatro dell'attentato mafioso nei confronti del giudice Falcone, della moglie e degli uomini della scorta. «Questo è un ricordo che nella mia vita non potrà mai essere cancellato – ha dichiarato – il mio ricordo è quello di aver visto il giudice Falcone ancora vivo, e uno stato dei luoghi che veramente mi ha colpito molto perchè una corsia dell'autostrada non c'era più, poiché i 500 kg di tritolo l'avevano completamente mandata in frantumi. La cosa che mi ha colpito più di tutte, nell'immediatezza, è stata la ricerca dell'auto di testa (in totale erano tre le auto che viaggiavano, la prima e l'ultima con a bordo la scorta, e in mezzo quella del giudice Falcone n.d.r.). Poco dopo c'è stato segnalato che l'auto era stata sbalzata ad oltre 500 metri fuori dall'autostrada su un campo. Quando sono andato a vederla, lo spettacolo è stato veramente drammatico, perchè una Croma blindata era praticamente schiacciata, ma all'interno c'erano i ragazzi della scorta. Ecco perchè non potrò mai dimenticare quel giorno».

Una cerimonia molto sobria che, oltre alle presenze istituzionali, ha visto una scarsa partecipazione della comunità crotonese, un dato fatto notare dal prefetto Di Stani: «questa è una terra di 'ndrangheta – ha dichiarato sua eccellenza – una terra difficile la Calabria, e ce lo dobbiamo mettere in testa che è una terra di 'ndrangheta. E allora, se questi cittadini vogliono riscattare il loro territorio, devono scendere e prendere coraggio, e almeno testimoniare con la loro presenza in queste giornate che sono dalla parte della legalità. Non si può demandare sempre agli altri il fatto di dover sconfiggere le mafie; non è solo un compito delle Forze dell'Ordine, della magistratura o del prefetto: c'è anche la cittadinanza, la testimonianza civile di ognuno di noi che deve essere messa in gioco. Avrei voluto vedere dei ragazzi: non ce n'è nemmeno uno. Io vado a parlare nelle scuole per cercare di dare loro degli strumenti differenti, un segnale di speranza, di cambiamento, anche perchè non è facile sconfiggere la criminalità organizzata usando gli strumenti leciti».