Il pool di avvocati che assiste gratuitamente i parenti dei naufraghi deceduti elenca tutte le domande che attendono risposta, a cominciare dal misterioso mayday lanciato il 24 febbraio da un’imbarcazione ignota: «Era lo stesso natante poi affondato?»
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«Sono tanti i fatti oggettivi che, a nostro parere e nel pieno rispetto del lavoro della Procura della Repubblica, meritano approfondimento nel procedimento penale contro persone note o contro ignoti già iscritto o che si chiede di iscrivere». Lo afferma nella memoria presentata martedì scorso alla Procura della Repubblica di Crotone il pool di avvocati che assiste gratuitamente un gruppo di familiari delle 86 vittime accertate del naufragio del barcone carico di migranti avvenuto all'alba del 26 febbraio a Steccato di Cutro.
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Il pool è composto dagli avvocati Luigi Li Gotti, Mitja Gialuz, Vincenzo Cardone e Francesco Verri. I legali chiedono, in particolare, che venga accertata «l'eventuale riferibilità all'imbarcazione naufragata della richiesta di aiuto (mayday), ricevuta dalla Capitaneria di porto di Roccella Ionica alle 20.51 del 24 febbraio; l'eventuale riferibilità all'imbarcazione naufragata del messaggio di distress (emergenza e pericolo) a tutte le navi in transito nel mare Ionio, con apertura di 'SAR case 384' l'eventuale rintraccio del natante da cui è partito il 'mayday'; l'individuazione delle coordinate della posizione del natante da cui è partito il 'mayday'; chi abbia ricevuto e valutato la segnalazione di Frontex delle ore 23.03 del 25 febbraio, pervenuta al Centro di coordinamento nazionale del Ministero dell'Interno, con indicazione di una sola persona sopracoperta, gli oblò di prua aperti, mare forza 4, la presenza di persone sottocoperta con la risposta termica proveniente dagli stessi oblò e l'assenza di salvagenti a bordo; se, a chi e con quale contenuto sia stata diramata la segnalazione di Frontex dallo stesso Centro di coordinamento nazionale; se vi siano state, da chi a chi e a che ora altre segnalazioni o disposizioni circa la comunicazione pervenuta da Frontex, alle 23.03 del 25 febbraio; se sulle decisioni assunte a ogni livello abbiano influito l'Accordo operativo del Ministero dell'Interno del 14 settembre del 2005 e/o qualsiasi altra direttiva, in qualunque modo impartita, di interpretazione del (e, in caso, in contrasto con il) diritto del mare quale risulta dalle norme nazionali e internazionali e dalla giurisprudenza sopra richiamate».
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Gli avvocati, nella memoria, chiedono inoltre «se la Guardia di Finanza, preso atto che le condizioni meteomarine rendevano impossibile la navigazione della motovedetta V.5006 della Sezione operativa navale di Crotone e del Pattugliatore veloce 'Barbarisi' del Gruppo aeronavale Gdf Taranto, abbia segnalato la circostanza alla Capitaneria di porto di Crotone e come, nel caso, abbia risposto quest'ultima»; Chiedono inoltre «perché il 9 settembre del 2020, e in molti altri casi, la Guardia di finanza e la Guardia costiera abbiano soccorso un'imbarcazione con 97 persone a borde in balia delle onde con mare forza 5 sullo stesso tratto di costa, a differenza di quanto è avvenuto la notte del 26 febbraio».