Il gip di Crotone Elisa Marchetto ha convalidato il sequestro preventivo d’urgenza disposto, lo scorso 25 febbraio, dalla Procura di Crotone ed eseguito dai finanzieri del Gruppo di Crotone. Il gip ha disposto il sequestro preventivo di un mezzo meccanico che serviva all’attività illecita e dell’area che si trova in località Cantorato della città pitagorica. Un’area che era qualificata come fondo agricolo e che doveva essere adibita a pascolo ma sulla quale le fiamme gialle hanno rinvenuto 2.200 tonnellate di rifiuti ammassati in 500 metri quadri. Si tratta di una quantità enorme di rifiuti edili che sono stati abbandonati in un campo confinante con un’area di protezione speciale, gravata da vincoli idrogeologici. I militari hanno appurato da raffronti fatti su Google maps che l’area è diventata oggetto di deposito di rifiuti speciali dal 2021.

Quattro indagati

Sono indagati per gestione di rifiuti non autorizzata i due proprietari del fondo, fratello e sorella, il padre dei proprietari (titolare di una ditta edile che usava il fondo per sversare i propri rifiuti) e l’affittuario del terreno.
I gip ha convalidato il sequestro condividendo con la Procura, guidata da Domenico Guarascio, i gravi indizi di colpevolezza circa l’attività di deposito incontrollato di rifiuti, con conseguente degrado ambientale. In più il giudice ha rinvenuto il concreto pericolo di reiterazione del reato che andrebbe ad aggravare una situazione che si è venuta a creare, in modo incontrollato, nel corso degli anni e che è stata fermata solo con l’intervento dell’autorità giudiziaria.

Le indagini da gennaio

I militari del Gruppo della Guardia di finanza di Crotone, comandati dal tenente colonnello Giuseppe Campobasso, si sono accorti che qualcosa non andava nel corso di un sopralluogo a fine gennaio scorso. In località Cantorato di Crotone hanno notato un terreno delimitato, su un lato, da blocchi di cemento. All’interno c’erano cumuli di detriti ma nessun edificio in demolizione, nessun operaio, nessuna impalcatura. Insomma, in zona non vi era nessun cantiere. I finanzieri hanno notato che il materiale edile più datato era stato compattato e appiattito con un mezzo meccanico. Su questa sorta di “pavimento” c’erano i detriti più recenti che non erano stati ancora pressati.

I vincoli idrogeologici e la zona di protezione speciale

Il luogo, hanno notato gli investigatori, veniva usato spesso per lo scarico di rifiuti speciali e questo è testimoniato, secondo la polizia giudiziaria, da tracce fresche di pneumatici rinvenute sul luogo e dalle immagini di Google maps che hanno permesso una ricostruzione storica dello stato dei luoghi. Si è constatato che prima di maggio 2021 l’area in questione era verde e sgombra da qualunque detrito. Tra l’altro il fondo risultava censito come fondo agricolo ad uso pascolare e quell’area era sottoposta a due diversi vincoli di natura idrogeologica. Il terreno è, infatti, inserito in una classe di rischio idrico di tipo elevato oltre ad essere area a rischio alluvioni. Ma, fattore ancora più delicato, la discarica confina con una zona di protezione speciale, ovvero aree finalizzate al mantenimento ed alla sistemazione di idonei habitat per la conservazione e gestione delle popolazioni degli uccelli selvatici migratori. Dunque sono vietati interventi e opere che possono compromettere la salvaguardia degli ambienti naturali tutelati. E certamente quello che doveva restare un campo verdeggiante non poteva in alcun modo essere adibito a discarica con rifiuti speciali come gli scarti edili.