«Sconcerto e preoccupazione sono i sentimenti dominanti dopo il crollo di un viadotto, sul fiume “Trionto”, aperto al traffico nel 2016 lungo la strada statale 177 nel territorio del comune di Longobucco, in provincia di Cosenza, che avrebbe potuto trasformarsi in una tragedia fortunatamente evitata dalla chiusura effettuata, qualche ora prima, in via precauzionale, da parte dell’Anas. Un evento connesso alle forti piogge che dovrebbe far riflettere le Amministrazioni competenti sulle vere priorità territoriali, sulle opere ed infrastrutture da realizzare in Calabria collegate alla crisi climatica in atto, sul rafforzamento necessario dei controlli in fase di costruzione e sulla successiva necessaria manutenzione». Ad intervenire sulla vicenda del crollo del ponte sulla SS177 Sila-Mare è Legambiente Calabria

«La Calabria è, infatti, tra le regioni in cui gli effetti della crisi climatica stanno diventando sempre più accentuati: dal 2010 ad aprile 2023 si sono verificati 90 eventi estremi di cui 35 allagamenti da piogge intense, 21 danni da raffiche di vento e trombe d’aria, 14 danni alle infrastrutture da piogge intense ed 8 frane da piogge intense; le vittime dal 2010 ad oggi sono state 17. La Calabria è quinta nella classifica nazionale per i danni ad infrastrutture secondo l'Osservatorio Città-clima di Legambiente. I nostri dati confermano un inquietante aumento nella frequenza degli eventi estremi - sottolinea Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria - che si stanno verificando sul territorio della nostra regione. Tali eventi sono, infatti, passati da 61 alla fine del 2021 a 90 ad aprile 2023 subendo un incremento esponenziale. Ribadiamo l’urgenza e l’importanza di incrementare gli interventi per limitare il rischio idrogeologico ed utilizzare competenze e risorse economiche e progettuali per mettere in sicurezza territori, persone ed attività economiche. Soprattutto occorre rispettare la natura ed i suoi elementi, agendo nell’ottica della prevenzione e dell’adattamento ai cambiamenti climatici». 

«In Calabria quasi il 20% del territorio regionale è in uno scenario di pericolosità elevata per le alluvioni. Si tratta di fenomeni naturali che sono stati amplificati a dismisura negli ultimi decenni a causa di due fattori specifici: il consumo di suolo e il cambiamento climatico, entrambi di origine antropica. Il nostro fragile territorio - cementificato e impermeabilizzato - non è più in grado di regolare l’anomala alternanza tra periodi di pioggia intensa e di siccità. In Calabria si è costruito troppo e troppo spesso in zone pericolose e inadatte ed in maniera abusiva e la nostra è una delle regioni con il più alto tasso di reati nel ciclo del cemento. Sul viadotto collassato nel territorio di Longobucco attendiamo di capire, in seguito agli accertamenti in corso, le ragioni del crollo. Ma sin da ora Legambiente Calabria reitera le proprie richieste alla Regione Calabria di interventi celeri - conclude  la nota - di messa in sicurezza del territorio, più controlli sugli abusi e maggiore vigilanza sugli appalti, per evitare drammi futuri. La Calabria, per come dimostra ulteriormente questa vicenda, ha ben altre priorità che la costruzione di ponti faraonici».