“Sequestrato” in un albergo di Lamezia a sue spese a causa del Covid. È la disavventura che sta vivendo dal 6 ottobre scorso un componente della carovana del Giro d’Italia, che da due settimane cerca invano di avere indicazioni dall’Asp di Catanzaro per sapere cosa fare. La vicenda è stata raccontata nel corso di Prima della notizia dal direttore di LaC, Pasquale Motta.

 

«Si tratta di una situazione incredibile – ha detto Motta – che dà la misura dell’inefficienza e dell’approssimazione con cui viene gestita l’epidemia in Calabria, ma non solo. Tutto il Sud rischia di collassare sotto i colpi del Coronavirus, ma ci sono episodi emblematici che rendono la misura di quanto accade».
Dunque, il direttore di LaC News24 ha riferito i fatti: «Questa persona, che vuole mantenere l’anonimato, è letteralmente sequestrata nella stanza di un albergo di Lamezia, da dove non si può muovere dopo aver scoperto, il 6 ottobre scorso, di essere positivo al Covid. Era arrivato in Calabria con la carovana del Giro d’Italia, e qui è rimasto una volta che tutti gli altri sono ripartiti. Da giorni cerca di avere assistenza e risposte dalla Asp di Catanzaro, ma puntualmente rimbalza sul muro di gomma di una funzionaria del dipartimento di prevenzione, la dottoressa Gilda Longo, che non offre alcun riscontro alle continue richieste del paziente in merito alle tempistiche della quarantena e ai nuovi test a cui si dovrà sottoporre».

Una situazione che, secondo il direttore di LaC News24, è l’emblema di come molto spesso venga affrontata l’emergenza in Calabria.
«Non è ammissibile che un paziente venga lasciato senza assistenza e senza risposte – ha concluso – addirittura costretto, come in questo caso a sostenere di tasca propria le spese legate alle esigenze di isolamento».