In Italia scendono ancora l'incidenza dei casi di Covid-19 e l'indice di trasmissibilità Rt, e nell’ultima settimana (28.01/03.02) si registra un vero e proprio crollo dei contagi: 170mila in meno rispetto alla precedente. Da quanto evidenzia il monitoraggio stilato dal ministero della Salute e dall’Istituto superiore di sanità, l'incidenza dei contagi negli ultimi sette giorni è pari a 1362 ogni 100mila abitanti contro i 1823 censiti dal 21 al 27 gennaio.

Nelle singole regioni, lentamente, in alcuni casi in maniera più rilevante e in altri meno, il quadro generale è in netto miglioramento e la Calabria non è da meno. Dai dati presenti sul sito dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), che giornalmente aggiorna i numeri riguardanti l’evolversi della pandemia, si evince una situazione abbastanza stabile a livello di contagio. Infatti, nel periodo di riferimento che va dal 31.01 al 3.02, i casi Covid ogni 100mila abitanti sono 379, in media rispetto ai 509 registrati la scorsa settimana. Gli altri parametri che vengono tenuti in considerazione sono quelli relativi all’occupazione dei posti letto negli ospedali nei reparti ordinari - attualmente stabile al 37% -, e nelle terapie intensive dove si registra un calo di 4 punti percentuale rispetto a inizio settimana. (dal 15% all’11%).

Il monitoraggio

A livello di occupazione dei letti ci sono dei miglioramenti per alcune regioni che sono già in zona arancione. La Sicilia per la seconda settimana consecutiva fa registrare dati da gialla che se dovessero essere confermati anche tra 7 giorni potrebbero decretare il passaggio in zona gialla. Migliora la situazione in Abruzzo, Piemonte e Valle d’Aosta che per la prima settimana fanno registrare dati da gialla mentre il Friuli Venezia Giulia continua a registrare dati da arancione.

Nessuna delle Regioni in zona gialla invece ha ancora dati da zona bianca dove al momento ci sono Basilicata, Umbria e Molise. La maggiore occupazione di letti nelle terapie intensive per pazienti Covid si registra questa settimana nelle Marche, che da lunedì dovrebbero passare in zona arancione, con un valore del 26,3%. Seguono la Provincia autonoma di Trento al 24,4% ed il Friuli Venezia Giulia al 21,1%.

Nel periodo 12 gennaio 2022 – 25 gennaio 2022, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,93 (range 0,9 – 0,98), in diminuzione rispetto alla settimana precedente e al di sotto della soglia epidemica. Lo stesso andamento si registra per l’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero (Rt=0,89 (0,88-0,9) al 25/01/2022 vs Rt=0,96 (0,94-0,99) al 18/01/2022. Si sottolinea però che diverse Regioni/PPAA hanno segnalato problemi nell’inserimento dei dati del flusso individuale ed in particolare nella segnalazione della presenza di sintomi in tutti i casi diagnosticati.

Il tasso di occupazione in terapia intensiva è al 14,8% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 3 febbraio) vs il 16,7% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 27 gennaio). Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale è al 29,5% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 3 febbraio)  vs il 30,4% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 27 gennaio).

Tre Regioni/PPAA sono classificate a rischio Alto, secondo il DM del 30 aprile 2020, a causa dell’impossibilità di valutazione per incompletezza dei dati inviati; 3 Regioni/PPAA risultano classificate a rischio Moderato. Tra queste, una Regione/PA è ad alta probabilità di progressione a rischio Alto secondo il DM del 30 aprile 2020. Le restanti 15 Regioni/PPAA sono classificate a rischio basso. Dieci Regioni/PPAA riportano almeno una singola allerta di resilienza. Una Regione/PA riporta molteplici allerte di resilienza. 

Diminuisce il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (553.860 vs 652.401 della settimana precedente). La percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è in leggera diminuzione (17% vs 18% la scorsa settimana). È stabile invece la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (38% vs 38%) ed anche la percentuale di casi diagnosticati attraverso attività di screening (45% vs 45%).