I sanitari della task force dell'Asp a caccia dell'origine dei focolai avrebbero accertato comportamenti scorretti, al limite della violazione delle normativa (ASCOLTA L'AUDIO)
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Dietro l'esplosione della terza ondata in provincia di Cosenza ci sono stati comportamenti non rispettosi delle norme. Sia di quelle in vigore per contenere la pandemia, sia di quelle del buon senso.
Lo scambio del microfono
I sanitari della task force dell'Asp, a caccia dell'origine dei focolai, hanno scoperto in giro per la provincia cene conviviali a base di maiale, funerali affollati con tanto di strette di mano per dare le condoglianze, feste di compleanno, persino un karaoke scandito dallo scambio del microfono, con ben 11 positivi accertati ed altri sottoposti a screening e ancora in attesa del responso.
L'incubo delle varianti
Ma la rapidità della diffusione del Covid si deve anche alle varianti. Quella inglese sta circolando in misura decisamente superiore ai soli tre casi acclarati e comunicati dall'Istituto Superiore di Sanità, l'ultimo isolato a San Giovanni in Fiore. Diversi i campioni inviati a Catanzaro e Roma per essere analizzati. Ci vorrà tempo per le comunicazioni ufficiali.
I segnali spia
Però i biologi chiamati a processare i tamponi, sia quelli del laboratorio militare, sia quelli della virologia dell'Annunziata, hanno acquisito la capacità di cogliere alcune anomalie, alcuni elementi che rappresentano una sorta di segnale spia, indicativo della mutazione del coronavirus. Per cui c'è il forte sospetto di una diffusione importante della variante in tutto il territorio.
La violazione delle quarantene
L'altro dato rilevato è quello della violazione delle quarantene prescritte ai contatti stretti di positivi acclarati. Ai contatti stretti, di norma, l'Asp dispone il tampone molecolare a distanza di qualche giorno per verificare l'eventuale contagio. Capita che queste persone si sottopongano nell'immediato a test rapido antigenico, in una fase troppo precoce per ottenere un risultato attendibile. Per cui, con il rischio di avere in tasca un certificato avente come esito un falso negativo, proseguono la loro vita come se nulla fosse, salvo scoprire una settimana dopo di aver contratto il virus.
Si commette un reato
È bene ricordare che violare la quarantena è un reato: si rischia l'incriminazione per epidemia colposa. Questo comportamento distorto è in parte alimentato dai ritardi con cui l'ordine di quarantena viene notificato, in parte dalla necessità dei soggetti sottoposti a quarantena, di dover trovare un modo per portare il pane a casa. Si pensi ai tanti lavoratori alla giornata: operai, imbianchini, addetti alle pulizie, precari impiegati in nero. Insomma persone non tutelate dal sistema. Anche per questo gli operatori della task force, devono fare spesso i conti con soggetti che forniscono false generalità oppure che ostacolano il contact tracing omettendo di fornire i dati di tutti coloro con cui sono entrate in contatto.