La sensazione è netta: «Stanno giocando a tennis con la mia vita». Perché la vita di Veronica, in questo momento, è esattamente così: una pallina che rimbalza da una parte all’altra, e a ogni rimbalzo è un nuovo colpo che fa sempre più male e quello che sta nel mezzo non è più piacevole. La sospensione. Perché è da qualche mese che la vita di Veronica continua a fluttuare tra incertezze, ansie, mancate risposte. Il futuro? Neanche a pensarci, non ora, quando è il presente che manca. A 32 anni.

Veronica non si chiama così, ha scelto di non mostrarsi con la sua identità, ma la sua storia vuole invece raccontarla. Perché magari non è l’unica a essere stata confinata in un limbo da norme che – in tempi difficilissimi come quelli che stiamo vivendo – morano a rendere la situazione certo non semplice, ma quantomeno gestibile. Per tutti, tranne forse che per chi rientra in casi come il suo. Casi rari ma esistenti, casi che camminano sulle gambe di persone. «Non penso di essere l’unica a cui sia capitata questa cosa e vorrei sapere come altri abbiano risolto un problema simile», dice.

Ed eccolo, il problema. In poche parole: l’impossibilità di completare il ciclo vaccinale – per motivi indipendenti dalla sua volontà – e nessun certificato di esenzione che le consenta di continuare a fare la sua vita.

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