In questi mesi li abbiamo protetti, salvaguardati, difesi: sono state affrontate pesanti misure restrittive, proprio perché erano una fascia da tutelare ad ogni costo. Adesso però, a distanza di circa sei mesi dall’avvio della campagna di vaccinazione, emerge un dato sconcertante: in Calabria circa un nonno su cinque non si è vaccinato. Un numero molto alto che soprattutto alla luce della diffusione della variante Delta (più aggressiva e resistente) e del calo delle restrizioni estivo può pesare tantissimo dal punto di vista delle future ospedalizzazioni e ricoveri.

In Calabria un nonno su cinque non è vaccinato: tutti i dati

I numeri emergono guardando l’andamento della campagna vaccinale sugli open data diffusi dalla Protezione Civile e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri tramite la struttura commissariale retta dal generale Figliuolo.

In Calabria sono 554 mila gli abitanti che hanno più di 60 anni e che sono da considerarsi più a rischio: eppure, tra questi, più di 100 mila ancora non hanno ricevuto nemmeno la prima dose. Non è certamente un problema di distribuzione delle dosi o di problemi nelle prenotazioni: in questi giorni gli hub lavorano decisamente al di sotto delle loro capacità e potrebbero certamente evadere in pochi giorni questa fascia di popolazione. Si tratta, molto più facilmente, di persone che hanno deciso di non vaccinarsi affatto: una fascia molto grande, che non solo potrebbe mettere a rischio l’intera campagna di vaccinazione ma che soprattutto potrebbero affollare gli ospedali e i reparti Covid in caso di nuova ondata. Così, mentre i nipoti riprendono a vivere, a frequentare locali e serate, i nonni sono esposti al contagio più di ogni altro, con il rischio di poter finire in ospedale e di rendere vani gli sforzi fatti finora.

Personale scolastico, in Calabria uno su tre non si è ancora vaccinato

Un altro fronte tragicamente aperto è quello del personale scolastico: si sono chiusi da pochi giorni gli scrutini di un anno complicatissimo, fatto di Dad e condizioni complicate, e l’apertura della campagna vaccinale in via prioritaria per insegnanti e personale scolastico aveva lasciato una flebile speranza sulle sorti del prossimo anno scolastico.

Eppure, anche qui, è altissima l’astensione: circa il 30% tra docenti, bidelli, personale di segreteria e amministrativi non si è sottoposto nemmeno alla prima dose di vaccino. Secondo i dati aggregati per categoria, che sono aggiornati al 9 luglio 2021, solo il 59% del personale scolastico è totalmente immunizzato con doppia dose, mentre poco meno del 9% è in attesa della seconda dose. Restano quindi più di 3 dipendenti su 10 del mondo scolastico, un numero molto alto alla luce anche della media nazionale: nel resto d’Italia più dell’85% invece si è vaccinato. Il problema principale riguarda i tempi per la completa immunizzazione: l’Istituto Superiore di Sanità conferma che per essere totalmente immunizzati è necessario che passi qualche giorno dalla seconda dose. Se aggiungiamo il fatto che tra una dose e un’altra possono passare fino a 42 giorni per Pfizer e Moderna e fino ad 80 giorni in caso di vaccinazione con AstraZeneca, si rischia di iniziare la scuola senza la copertura vaccinale necessaria per evitare il contagio o le sue conseguenze. 

Anche qui, non si tratta di carenze di vaccini o problemi, quanto di una scelta personale: il numero però fa scattare l’allarme, anche perché l’attenzione sulla scuola è sempre stata alta. Quali saranno le decisioni per mettere la scuola in sicurezza? Negli ospedali e nelle strutture sanitarie si è optato per l’obbligo vaccinale: succederà la stessa cosa anche per le scuole?

Giovani e meno giovani, ancora bassa l’adesione alla campagna vaccinale

Resta inoltre il dato, preoccupante, riguardante tutte le altre categorie, in particolare quelle più giovani: se il virus pare non avere comunque conseguenze importanti sulle fasce più giovani della popolazione, resta il problema della diffusione del contagio. Più il virus gira più aumenta la sua capacità di rispondere al vaccino ed ai farmaci, diventando più aggressivo e resistente: per questo è necessario immunizzare quante più persone possibili.

I numeri in Calabria, però, da questo punto di vista non fanno stare tranquilli: si passa dal 40%  di non vaccinati tra i 40 e i 49 anni, una fascia che soprattutto con la variante inglese ha visto aumentare enormemente le ospedalizzazioni, per crescere ancora negli ultra trentenni. Solo metà dei calabresi tra 30 e 39 anni hanno deciso di vaccinarsi, mentre manca il 70% dei teenager, ovvero i ragazzi tra 12 e 19 anni che ancora hanno risposto solo in pochissimi alla campagna di vaccinazione.

Cosa fare dunque? Servirà anche qui in Calabria introdurre l’obbligo di vaccinazione per poter far crescere i numeri? Si resta in attesa delle determinazioni del Ministro della Salute e della struttura commissariale del generale Figliuolo, ma non è da escludere che anche le singole regioni possano pensare ad attività specifiche.  Intanto lo spettro di nuove chiusure e restrizioni, a causa della variante Delta, torna a fare paura.