L’intervista di ieri dell’ex commissario alla sanità calabrese Saverio Cotticelli a Non è l’Arena di Massimo Giletti sta rimbombando nelle discussioni social (e non solo social) della Calabria.

La sua figura è divenuta nell’arco di poche ore ancora più emblematica e non solo a causa della magra figura alla trasmissione Titolo Quinto con annessa reprimenda fuori campo della sua sub-commissaria (ormai, la famosa “Marì”) e l’intrusione dell’usciere-non usciere Saverio Mosciaro, ma per le denunce “a metà” fatte proprio su La7.

 

Se Cotticelli è stato drogato o meno lo diranno le indagini che ha affermato in diretta nazionale di star svolgendo insieme ad un medico. Se così fosse si svelerebbe un risvolto gravissimo dove ad intervenire immediatamente dovrebbero essere i suoi colleghi dell’Arma e la Procura alla quale ben più di un ospite televisivo, unitamente al padrone di casa Massimo Giletti, lo ha invitato a recarsi (per denunciare, non solo a chiedere consigli).

 

Il “complotto” ai suoi danni (e, di riflesso, ai danni dei calabresi) evocato dalla conduttrice Myrta Merlino che tentava di fare una esegesi delle parole del generale è stato da lui smentito, ma sempre a metà. Anche lì occorrerà verificare, dopo le denunce in procura di Cotticelli che tutta la Regione, ormai, attende.

Non è finita, perché dopo la trasmissione, uno degli ospiti di Giletti, il giornalista e collaboratore della testata Tpi Luca Telese ha, a sua volta, intervistato fuori onda l’ex commissario straordinario alla sanità calabrese, pubblicando una parte dell’altra metà di denuncia che sulla rete di Urbano Cairo è mancata .

 

A Telese, Cotticelli fa una rivelazione shock: «Ho dato fastidio al potere reale, alla massoneria, che è il mondo di mezzo calabrese. Ho cancellato appalti oscuri per 500 milioni, per questo volevano eliminarmi». E, poi, raccontando lo stato in cui ha trovato la sanità calabrese, ha detto che «c’erano fatture ai privati che venivano pagate tre volte. C’erano posti di lavoro, appalti oscuri», sottolineando di aver osteggiato «il potere reale» che «mercanteggiava su tutto».

 

Il riferimento, che nell’intervista a Giletti non è stato esplicitato (rilanciando solo la citazione di Giovanni Falcone sulle «menti raffinatissime») ma che con Telese viene messo nero su bianco, è alla masso-mafia calabrese. «Se potevano mettermi sotto una macchina l’avrebbero già fatto», dice Cotticelli.

 

Nel finale di intervista, l’ex commissario non cela una forte stilettata al suo successore designato da Roberto Speranza in quota Leu, Giuseppe Zuccatelli dicendo: «Io ho lavorato due anni senza nessun supporto: senza una segreteria, senza nemmeno una dattilografa. Adesso a Zuccatelli danno una struttura con 27 persone! Che costa tre milioni di euro», aggiungendo che Zuccatelli «ha litigato con tutti, è in guerra con il mondo, è positivo al Covid, e dice quelle cose sul contagio. Perfetto».
Perfetto sì, ma non per la Calabria.