C'era anche chi percepiva 3,33 euro all'ora per 52 ore settimanali ottenendo a fine mese una magra busta paga del valore di 700 euro, tra i sessanta dipendenti della catena di supermercati monitorati dal nucleo economico finanziario della guardia di finanza di Catanzaro. Meticolose attività che questa mattina hanno condotto in carcere Paolo Paoletti, imprenditore della grande distribuzione di 58 anni di Soverato, accusato di aver «promosso, organizzato e diretto una associazione per delinquere».

Buste paga falsificate

I punti vendita distribuiti su tutto il territorio soveratese. Secondo le indagini coordinate dalla procura di Catanzaro, una associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento del lavoro, estorsioni e falsità ideologica. Sarebbe stato lo stesso imprenditore a contrattare direttamente le condizioni di lavoro con i dipendenti imponendole successivamente attraverso la collaborazione, dei direttori amministrativi, dei direttori dei punti vendita e della consulente del lavoro, quest'ultima avrebbe falsificato le buste paga «inserendo importi fittizi» relativi alla retribuzione e alle effettive ore lavorate.

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Tre euro all'ora

3,33 euro all'ora, 4,34 euro all'ora, 4,45 euro all'ora. I più fortunati potevano anche arrivare a percepire 5,90 euro all'ora ma sempre al di sotto di quanto previsto dal contratto collettivo nazionale che per la categoria assicura una retribuzione media oraria pari a 8,51 euro all'ora. Secondo i finanzieri del nucleo economico finanziario, la presunta associazione avrebbe approfittato dello «stato di bisogno» dei lavoratori «derivante dalle condizioni di mercato sfavorevole a causa dell'enorme prevalenza dell'offerta sulla domanda, dalla percezione di un reddito familiare di poco superiore alla soglia della povertà assoluta e dall'insussistenza nel contesto territoriale di possibili reali alternative di lavoro».

Infortuni sul lavoro non dichiarati

Agli arresti domiciliari sono finiti Anna Valentino, responsabile amministrativa aziendale e Maria Teresa Panariello, consulente del lavoro mentre per Antonio Citriniti e Paolo Giordano, rispettivamente responsabili dei punti vendita di Chiaravalle Centrale e Montepaone e Soverato, è scattata la misura cautelare dell'obbligo di dimora. Al vertice della presunta organizzazione ci sarebbe stato l'imprenditore soveratese che avrebbe creato «una struttura di monitoraggio illecito dei lavoratori», costringendoli in alcuni casi anche a dichiarare il falso ai sanitari in occasione di infortuni sul lavoro. «Un infortunio domestico o un infortunio lavorativo ma con diversa dinamica» per «massimizzare i profitti e minimizzare i rischi».

Lo stipendio restituito

Secondo quanto ricostruito dalle fiamme gialle, Anna Paoletti, responsabile amministrativa aziendale avrebbe «versato o ricevuto mensilmente in contanti dai dipendenti sottoposti allo sfruttamento le differenze retributive tra l'importo dello stipendio in busta paga e quello precedentemente pattuito» direttamente con Paoletti. Per il gip che ha disposto la misura cautelare in carcere è evidente la «caratura criminale» dell'imprenditore che «non trova alcun freno inibitore al proprio agire antisociale. L'assidua reiterazione delle condotte di reato con metodo ed esperienza maturata negli anni conferma infatti l'innegabile attitudine criminale, la cui pericolosità è acuita dall'assenza di qualsivoglia segnale di resipiscenza».