C'era un incessante bisogno di soldi, di soldi in contanti, dietro il meccanismo di falsificazione delle pezze d'appoggio trasmesse all'ufficio economato del Comune di Cosenza per ottenere rimborsi maggiori dei costi sostenuti per le missioni istituzionali. O in qualche caso, per farsi pagare le missioni fantasma, mai effettuate e però certificate con ricevute di biglietti aerei e di alberghi, completamente artefatte.

Indagini chiuse

Dopo la chiusura delle indagini è attesa per questa settimana la formulazione dei capi di imputazione da parte della procura nell'ambito dell'inchiesta sulle creste che avrebbero causato un buco da circa 75mila euro nei conti di Palazzo dei Bruzi. Il pm Giuseppe Visconti, con ogni probabilità chiederà il rinvio a giudizio nei confronti del sindaco Mario Occhiuto, difeso dall'avvocato Nicola Carratelli, e del suo ex segretario Giuseppe Cirò, rappresentato dal legale Francesco Chiaia, accusati in concorso di truffa, falsità materiale e peculato.

Le accuse reiproche

Sono indagati anche due funzionari dell'economato i quali si difendono, sostenendo di avere in buona fede erogato le somme, nella convinzione che la documentazione prodotta fosse autentica. Invece veniva sistematicamente truccata. Giuseppe Cirò lo ha ammesso nell'interrogatorio reso davanti ai magistrati chiamando in causa il sindaco e le sue pressanti richieste di denaro, prive di giustificativi. Secondo Cirò, Mario Occhiuto utilizzava quei soldi per spese di natura personale, chiedendogli poi di mettere a posto le carte per far quadrare i conti. Tutto falso secondo Occhiuto: il sindaco ha sporto querela per calunnia. Ma intanto è stato tirato dentro l'inchiesta e rischia di andare a processo.