È ripreso oggi il processo sull’omicidio di Antonio Taranto, il 25enne di Cosenza, ucciso a fine marzo del 2015, nel quartiere popolare di via Popilia. Il presunto autore del delitto, Domenico Mignolo, è stato condannato nel primo giudizio d’appello a 16 anni di carcere, sentenza poi annullata con rinvio dalla Corte di Cassazione, secondo cui c’erano forti discrasie nella perizia balistica. 

Gli ermellini, nelle motivazioni, avevano chiesto al nuovo collegio giudicante, all’epoca presieduto da Marco Petrini - oggi sospeso dalle funzioni di giudice a seguito dell’inchiesta “Genesi” - di sanare le contraddizioni della consulenza tecnica di parte eseguita dalla procura di Cosenza, per addivenire a una sentenza logica e ben motivata. 

Le due perizie dell'omicidio Taranto in contrasto 

La Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro, in merito alle indicazioni fornite dalla Suprema Corte, aveva incaricato il perito Aldo Barbaro, di ricostruire l’esatta dinamica dell’assassinio di Antonio Taranto, ma questa versione è stata contestata e contrastata dal consulente dell’accusa Vincenzo Mancino, il quale, oggi, sentito in aula, ha spiegato, dal suo punto di vista, le lacune della nuova consulenza ordinata dai giudici, come la circostanza che Barbaro non si sia recato presso il balcone di casa di Domenico Mignolo per avere una visuale dettagliata dei luoghi interessati.

Il controesame di Mancino per l'omicidio Taranto

Su domande dei difensori, che oggi hanno sostenuto il controesame, l’ingegnere Mancino ha spiegato come siano verosimili entrambe le versioni circa la distanza dal punto in cui è partito il colpo mortale rispetto alla posizione in cui si trovava la giovane vittima, dato che gli elementi a disposizione consentono di ritenere plausibile la distanza sia di 10 metri che di 30, fra presunto omicida e Taranto. Nel caso di specie, Mancino ha aggiunto che lo sparo dal balcone, dalla distanza di 30 metri, sarebbe compatibile esclusivamente con la posizione del 26enne innaturale. Qualora lo stesso fosse in linea retta, chi spara si troverebbe sul piano strada.

Parola ai pentiti sull'omicidio Taranto

Non è stata, però, l’unica novità di giornata. Infatti, il sostituto procuratore generale, Raffaella Sforza, durante la seduta processuale, ha proposto alla Corte - ora presieduta dal presidente Fabrizio Cosentino (giudice a latere Domenico Commodaro) - di ascoltare, nella prossima udienza, i collaboratori di giustizia, Anna Palmieri, Celestino Abbruzzese, alias “Micetto”, Luciano Impieri e Giuseppe Zaffonte. Quest’ultimo, avrebbe dichiarato che dopo l’omicidio ci sarebbe stata una riunione per “salvare” Mignolo da eventuali agguati, mettendo così una pietra sopra alla vicenda. Una strategia criminale studiata, quindi, per evitare che le forze dell’ordine si focalizzassero esclusivamente sul clan degli “zingari”, molto attivo nel traffico di droga e nelle estorsioni. Prossima udienza fissata per l’8 ottobre 2021, giorno in cui saranno sentiti i pentiti, i cui verbali sono stati acquisiti agli atti. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati, Filippo Cinnante e Andrea Sarro, mentre le parti civili sono rappresentate dai legali, Angela D’Elia, Mariarosa Bugliari e Francesco Tomeo.