Potrebbero essere addirittura tre i procedimenti penali avviati dalla Procura di Cosenza sulla base delle dichiarazioni rilasciate il 15 febbraio 2018 da Giuseppe Cirò in casa di Nicola Morra, e registrate con l’ausilio di uno smartphone dal collaboratore del senatore, Dario Elia, all’insaputa degli altri presenti. Peraltro, da quanto si apprende in ambienti vicini all’attuale Presidente della Commissione Antimafia, il parlamentare pentastellato avrebbe sempre avuto l’abitudine di salvare su file le proprie conversazioni, soprattutto, ci dicono, per tutelare se stesso.

Trascrizioni finite in più fascicoli

Dall’audio, trascritto e consegnato al procuratore aggiunto Marisa Manzini, sono state poi estratte le parti ritenute di interesse penale, spezzettate in base alla pertinenza ed allegate ad altrettanti fascicoli di indagine aperti dalla Procura. Il 30 luglio 2018, in particolare, il nucleo di polizia economico-tributaria della Guardia di Finanza di Cosenza, ha estrapolato dal Dvd le parti relative ai presunti abusi edilizi commessi in Piazza Bilotti, oggetto poi nella stessa giornata, degli interrogatori condotti con le persone presenti all’incontro in casa di Morra, e dunque, lo stesso senatore, il suo collaboratore, Cirò e poi l’ingegner Gustavo Coscarelli, già candidato a sindaco per i Cinquestelle nel 2016, e Maurizio Ponte, ricercatore al dipartimento di Ecologia, Biologia e Scienza della Terra dell’Unical e più volte nominato consulente tecnico delle procure calabresi.

Si è parlato anche delle creste sui rimborsi

Ma in quelle due ore e mezza di conversazione si è parlato anche di altro. Per esempio della inchiesta sulla cosiddetta cresta sui rimborsi a Palazzo dei Bruzi. Come si ricorderà, l’idillio tra Cirò e Mario Occhiuto è finito nel marzo 2017, quando il sindaco avrebbe scoperto le presunte ruberie operate dal suo segretario particolare in danno delle casse pubbliche, attraverso la presentazione all’ufficio economato di false pezze d’appoggio per farsi rimborsare missioni inesistenti. Circa 70mila euro il danno quantificato. Cirò però, ha sempre sostenuto un’altra verità davanti ai magistrati e, a quanto pare, anche nei confronti di Morra al quale, ignaro della registrazione in atto, avrebbe confidato, riferiscono fonti accreditate vicine alla Procura, l’esistenza di un vero e proprio sistema organizzato per reperire i documenti fiscali necessari a giustificare spese in realtà mai sostenute per viaggi mai effettuati.

Il mistero della terza inchiesta

E poi, sempre dalle dichiarazioni rese a Morra da Cirò, sarebbe stato aperto anche un terzo fascicolo i cui contenuti, per il momento, rimangono oscuri. Nessuna relazione invece con l’inchiesta per bancarotta fraudolenta contestata a Mario Occhiuto. Le indagini sul crack della Ofim, sono iniziate il 26 febbraio 2018, nella medesima data in cui la procura ha ricevuto la trascrizione della conversazione registrata dal senatore Morra. Ma si tratta di una semplice coincidenza. L’attenzione sulla Ofim infatti, scaturisce dai più ampi controlli effettuati dalla Guardia di Finanza, sulla notevole mole di fallimenti iscritti al tribunale di Cosenza e relativi ad aziende accomunate dall’ingente indebitamento accumulato nei confronti dell’erario.