Generalizzare sarebbe un errore, ma lo scarso bon ton degli infermieri ospedalieri addetti ai prelievi ematici all'Annunziata di Cosenza, nel laboratorio attualmente ubicato lungo Via Zara nei pressi del pronto soccorso, è cosa nota in città tanto da spingere molti a rivolgersi ai centri privati, dove almeno sei accolto col sorriso, la delicatezza necessaria per un'operazione non scontata come quella di introdurre l'ago di una siringa nel braccio per estrarne il sangue e la fondata speranza di non uscire dalla poco gradevole esperienza con un ematoma e una vena ridotta a brandelli.

Nel privato si paga

Ma non tutti possono permettersi di pagare: anche nei centri convenzionati, in virtù del budget molto basso messo a disposizione dalla Regione, è possibile accedere al servizio con esenzione solo se si rientra in un certo numero di utenti al giorno, di norma nei primi 25. Inoltre, vi sono alcune tipologie di analisi di esclusiva competenza ospedaliera. Altre invece prescritte dagli stessi reparti del nosocomio al quale devono poi giungere i risultati per erogare alcune specifiche terapie. È il caso dei prelievi svolti periodicamente, pure con cadenza bisettimanale, su pazienti con gravi patologie, come gli oncologici.

Inaccettabile maleducazione

Questa volta però la maleducazione ha passato il segno e adesso, attraverso il tam tam mediatico, anche le mura dell'ambulatorio. Sulla graticola un infermiere, protagonista di un episodio degno di censura reso noto attraverso una lettera aperta indirizzata agli organi di stampa, da una donna del cosentino. «Alle ore 9 mi reco presso la sala d'attesa con mia figlia di 4 anni che deve sottoporsi al prelievo – scrive la donna nella nota - La guardia giurata ci fa entrare subito perché i bimbi hanno la precedenza e non necessitano di fare fila. Ci accomodiamo in una delle stanze dove ci attende un infermiere, senza nome e cognome sul camice».

Insofferenza col camice bianco

«Da subito questo operatore sanitario - prosegue la lettera - inizia a lamentarsi con me delle numerose analisi e delle etichette mancanti che allo sportello Cup non hanno potuto stampare. Continua la lamentela dicendomi che avrebbe dovuto scrivere a mano la dicitura delle analisi e che lui non ricordava neanche, nonostante avesse la lista scritta sulla sua scrivania. Dopo una quarantina di minuti di attesa, la bimba digiuna e giustamente annoiata, inizia a chiedere quando avrebbe fatto il prelievo e in quel momento, anziché tranquillizzarla, l’infermiere l'apostrofa con questa frase: Se non la smetti vuoi vedere che ti spacco la faccia? Io per la prima volta in vita mia sono rimasta senza parole… Non ho avuto neanche la forza per rispondere a tono! Ho pensato solo alla bimba in lacrime, alla necessità primaria di farle delle analisi urgenti, alla voglia di uscire da lì nel minor tempo possibile».

Pronta la sanzione disciplinare

Una condotta inaccettabile per chiunque, figuriamoci per un operatore della sanità pubblica. Della questione sarebbe stato informato il commissario straordinario dell'Azienda ospedaliera Vitaliano De Salazar il quale avrebbe avviato una indagine interna per risalire all'identità dell'infermiere. All'autore della frase scriteriata potrebbe essere inflitta una sanzione disciplinare. Non è escluso inoltre, che la mamma della piccola, comprensibilmente traumatizzata dalla situazione, possa rivolgersi ad un legale per valutare altre eventuali iniziative a propria tutela. Certamente sulla vicenda interverrà anche l'ordine degli infermieri, sempre pronto a rivendicare i giusti diritti dei propri iscritti.