Dopo quasi 30 anni di promesse, il Contratto istituzionale di sviluppo siglato per interventi nel centro storico è l’ennesima occasione mancata per promuovere il recupero dell’edificio con mezzo millennio di vita
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Da 140 anni a Cosenza degrado e oblio fanno rima con Umberto I. E ancora una volta la possibilità di cambiare le cose è sfumata, nonostante la pioggia di milioni in arrivo per il centro storico cittadino grazie al Contratto istituzionale di sviluppo (Cis) siglato lunedì. L'antico monastero dei Cappuccini – sorto sulla cima del colle Pancrazio circa mezzo millennio fa e poi ribattezzato in omaggio al sovrano sabaudo – dal 1880 ha ospitato al suo interno orfani, storpi, ciechi, matti, poveri e tutte quelle persone che la società riteneva di dover rinchiudere per svariati (e spesso ingiustificabili) motivi, lontano dagli occhi della Cosenza bene.
Gli ultimi inquilini di questa prigione degli inutili – come la definirono Matteo Dalena e Alessandra Carelli in un libro che ne ripercorre la storia, pubblicato per i tipi di Falco – sono andati via sul finire degli anni '90 del secolo scorso, poco dopo il crollo di un soffitto che danneggiò un altare. Se fino a quel momento oblio e degrado erano il destino di chi vi era rinchiuso, la medesima sorte è toccata poi all'antico ricovero a pochi passi dal castello svevo.
Solo chiacchiere dalla fine degli anni '90
Fatta eccezione per la metropolitana leggera – di quella si discute dagli anni '80 – non esiste probabilmente nell'agenda politica di Cosenza questione più datata del restauro dell'Umberto I. Che, proprio come il sistema di trasporto pubblico locale su ferro, da decenni viene annunciato come prossimo alla realizzazione, ma non arriva mai. Sono quasi 25 anni ormai che se ne parla, con la Provincia – ente che ne detiene la proprietà – che, nella speranza di riportare l'immobile a nuova vita, ha tentato più volte di affidarlo in comodato d'uso ad altre istituzioni. All'Asp, per esempio, che bandì una gara con base d'asta un miliardo e mezzo di lire per trasformare il ricovero «in RSA disabili e Centro Semiresidenziale».
Era il 1997, stesso anno in cui, stando a quanto riferisce oggi la stessa Provincia, con l'Azienda sanitaria si era stabilito invece di restaurare il monastero per farne la sede di una «scuola di alta formazione in materie socio-sanitarie e sede per la realizzazione di corsi post universitari». Un anno dopo, l'allora sindaco Giacomo Mancini fa murare l'accesso alla struttura per porre un freno ai furti al suo interno, ma la soluzione dura poco. Da quel momento sull'Umberto I cala il silenzio. Nessuno pare ricordarsene più, se non i ladri che continuano a saccheggiarlo, chi ci va per bucarsi o accamparsi e i vigili del fuoco che intervengono per domare un incendio nel 2002.
I master fantasma e l'accordo tra Provincia, Asp e Comune
Per qualche (apparente) novità tocca attendere parecchio. Nel Bilancio sociale 2004–2009, presentato da Mario Oliverio al termine del suo primo mandato in piazza XV marzo, a pagina 76 i cosentini apprendono dall'assessore Arturo Riccetti che si era «proceduto alla ristrutturazione e adeguamento della struttura come sede per lo svolgimento di master post universitari, ricerche nel campo socio/sanitario e in quello scientifico e tecnico e di eventi coerenti socio/culturali». Peccato fosse falso e che i lavori non fossero mai cominciati.
A luglio 2008, anzi, proprio Oliverio, insieme a Salvatore Perugini e Franco Petramala (rispettivamente sindaco di Cosenza e dg dell'Asp a quei tempi) aveva firmato un accordo che prevedeva la conclusione anticipata del comodato d'uso trentennale siglato undici anni prima; la Provincia dava, invece, «mandato al Comune di Cosenza, individuato come Ente capofila, al fine di beneficiare delle risorse finanziarie previste dal Bando per l’attuazione degli interventi “ Progetti Integrati per la riqualificazione, recupero e valorizzazione dei Centri Storici della Calabria” a predisporre un progetto di ristrutturazione e riqualificazione dell’immobile». Un'intesa che si rivela carta straccia.
Occhiuto promette e non mantiene
Passano infatti altri sette anni di furti, siringhe abbandonate e bivacchi notturni in quello che, più che un monastero, sembra ormai una giungla. Per capire in che condizioni versi lo stabile basta andare su Youtube e guardare un bellissimo, breve e struggente video girato da Marco Caputo. Ma alle domande sul perché nessuno intervenga la risposta è sempre uguale: non si capisce se farlo tocchi a Provincia, Comune o Asp. Arrivati al 2015 si riaccende la speranza, perché con la legge Del Rio a guidare il primo ente arriva Mario Occhiuto, nella doppia veste di presidente provinciale e sindaco. L'architetto cosentino fa di nuovo murare (su disposizioni della Procura e a spese dell'Asp) l'accesso, ma promette: «L'Umberto I è una risorsa del centro storico assolutamente da valorizzare. Al più presto il restauro conservativo e funzionale». Come da tradizione ormai consolidata, non succede nulla.
Palazzo dei Bruzi inserisce la riqualificazione dell'ex ricovero nel programma Agenda Urbana, contando di usare i soldi dei POR 2014–2020 per realizzare nell'Umberto I un «laboratorio per la sperimentazione di tecnologie e l'erogazione di servizi per la diagnostica, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio storico» e «spazi per la formazione legata alla diagnostica e conservazione dei beni culturali, per la cultura e l'innovazione sociale, per l’ospitalità temporanea». Il progetto – costo previsto: 5 milioni – finisce però nelle tabelle degli interventi da finanziare con altri fondi, che nessuno trova.
Provincia e Comune ci riprovano
Il 2020 sembra finalmente l'anno buono per salvare l'Umberto I. A Cosenza sono in arrivo 90 milioni di euro dal governo centrale grazie a un Contratto istituzionale di sviluppo, tutti per il recupero del centro storico. Si punta a valorizzare la cultura, tra l'altro, concetto che rafforza la speranza di vedere tutelato un bene plurisecolare e sottoposto a vincolo monumentale dalla Soprintendenza. La Provincia presenta un progetto da 10 milioni e 665mila euro. I risultati che conta di ottenere sono:
- Recupero dell’Immobile storico e delle sue pertinenze,
- Attivazione di un Centro Studi Federiciani;
- Attivazione del Centro teatrale
- Attivazione di una Scuola di teatro a tema storico e di valorizzazioni delle tradizioni popolari;
- Localizzazione di botteghe artigiane, rivolte ad attività di tradizione, con particolare riferimento a quelle della lavorazione della pietra, degli stucchi e del legno;
- Attivazione di un Centro di Alta Formazione per lo studio delle tecniche di recupero degli immobili storici del territorio con il supporto dell’Unical, della Fondazione Meditarranea per l’Ingegneria e degli Ordini Professionali degli Ingegneri, degli Architetti Paesaggisti Pianificatori e Conservatori e dell’Ordine dei geologi della provincia di Cosenza.
Palazzo dei Bruzi, a sua volta, inserisce nel suo piano triennale delle opere pubbliche approvato un paio di mesi fa la voce “Adeguamento sismico, efficientamento energetico, rifunzionalizzazione di Monastero dei Cappuccini e dell'area di pertinenza”. Il costo totale previsto è di poco più di 10 milioni, la fonte di finanziamento indicata proprio il Cis. Al Mibact, però, la pensano diversamente.
Il Mibact dice no: l'Umberto I è fuori dal Cis
L'idea a Roma – ci spiega il sottosegretario Anna Laura Orrico – era di finanziare tutta una serie di interventi che gravitassero intorno a un «nucleo centrale che va da piazzetta Toscano fino al Convitto nazionale, cuore pulsante di un hub culturale abbracciato da quattro istituti scolastici a vocazione artistica». E così i tecnici ministeriali chiamati a valutare le proposte decidono di destinare 800mila euro al parcheggio di Porta Piana, praticamente inutilizzato dalla sua inaugurazione nel 2005 ad oggi, o altri 630mila alla riqualificazione di piazza Amendola (che considerare centro storico è piuttosto generoso) perché adiacenti a due delle scuole in questione. Altri 3,6 milioni sono per Palazzo Caselli Vaccaro, immobile restaurato di recente che il Comune sta provando a vendere da anni ormai; un milione e 200 mila per piazzetta Toscano, per interventi che Palazzo dei Bruzi soltanto due anni fa contava di realizzare con poco meno di 900mila euro. Ci sono anche soldi per l'illuminazione pubblica, nonostante per quelli ci siano già fondi stanziati nel programma Agenda Urbana. Per l'Umberto I invece nulla, tra lo stupore generale. Viene giudicato troppo lontano dal famoso cuore pulsante, pur essendo a pochi minuti di cammino dal Convitto nazionale (che di milioni ne riceverà 15). Restaurarlo deve essere sembrato inutile quanto i derelitti che un tempo lo abitavano.