Il modus operandi utilizzato dai ladri per trafugare ben 19 computer, 11 applicati alle Lim, le Lavagne Interattive Multimediali, e otto dal laboratorio di informatica della primaria Plastina Pizzuti di Via Roma a Cosenza, è decisamente preoccupante e denota un salto di qualità sotto il profilo criminale, di questi gruppi ormai da tempo dediti al saccheggio degli istituti scolastici cittadini.

Diversi precedenti in città

Dal Liceo Classico Bernardino Telesio, al Quasimodo, ai plessi di Donnici, i furti all’interno degli edifici di istruzione sono ormai una vera emergenza alla quale non si riesce a porre un freno. Questi locali nella maggior parte dei casi non sono dotati di allarmi, né di videosorveglianza. Non dispongono di porte blindate, hanno diversi accessi, anche sul retro e quindi poco visibili dalle strade, sono circondati da cancellate basse che anche un bambino riuscerebbe a scavalcare agevolmente. Soprattutto, in periodi ben definiti, il fine settimana ed i mesi estivi, sono deserti e quindi incustoditi.

Il sopralluogo prima di agire

Nel caso della scuola Plastina Pizzuti, i malviventi hanno tentato di non lasciare tracce del loro accesso, con l’intenzione evidentemente di tornare almeno una seconda volta per completare la loro razzia. Il primo campanello d’allarme era scattato nella settimana precedente al furto. Ignoti avevano forzato la catena di uno dei cancelli laterali esterni, costringendo il personale ausiliare a sostituirla con una nuova. Probabilmente nella circostanza, i ladri sono entrati per compiere un sopralluogo, senza portare via nulla. Nel fine settimana poi, presumibilmente nella notte tra domenica 23 giugno e lunedì 24, sono tornati. Con una tronchese hanno rotto il lucchetto attaccato alla catena del medesimo cancello, forse hanno persino introdotto un’auto nel cortile per rendere più agevole l’illecito trasloco. Forzare la porta d’entrata, di quelle munite di maniglione antipanico, è stato un gioco da ragazzi.

I contenitori aperti e richiusi

Una volta dentro i criminali hanno attuato il loro diabolico piano. Si sono recati nelle diverse aule per trafugare gli undici pc applicati alle Lim, scassinando con cura le serrature dei singoli contenitori in cui erano conservate le apparecchiature. Poi hanno richiuso gli sportelli. Per non dare nell'occhio, per illuminare le aule hanno aperto le tende, per far filtrare la luce dei lampioni esterni. Nella giornata di lunedì, nessuno si è accorto della sottrazione del materiale. In maniera analoga, hanno aperto il portoncino blindato del laboratorio di informatica, utilizzando la chiave reperita nel cassetto di una scrivania in cui era riposta, hanno smontato otto dei tredici computer disponibili, con annessi alimentatori, ed hanno richiuso il portoncino stesso, tenendosi la chiave.

La sostituzione del lucchetto

Infine hanno abbandonato l’edificio. Prima però hanno sostituito il lucchetto forzato con un altro della stessa marca, solo un po’ più piccolo, per non lasciare tracce della loro azione. La tronchese l’hanno nascosta tra i cespugli del cortile della scuola, dove uno dei malviventi ha anche inavvertitamente perso un mazzo di chiavi. Il diabolico piano però non è riuscito. I ladri sono stati traditi dalla troppa avidità. Prima di andarsene, infatti, non hanno resistito alla tentazione di rubare le monetine contenute nella macchinetta del distributore di caffè e bevande. E il giorno dopo, uno degli ausiliari della scuola, ha notato i segni dell’effrazione sullo sportello del distributore stesso, scoprendo così l’intrusione. E’ iniziato allora un controllo approfondito e scrupoloso di ogni singola classe che ha portato alla luce il furto.

Il panino consumato nella bidelleria

L’arrivo dei carabinieri ha consentito di ricostruire le azioni dei criminali mentre per entrare nel laboratorio di informatico, in assenza di una copia delle chiavi, è stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco. Un esame più approfondito poi, ha consentito di scoprire che qualcuno aveva anche consumato del cibo, probabilmente un panino, comodamente seduto nella bidelleria posta a piano terra. Notevole il danno per i bambini. Si spera, anche grazie alla rilevazione delle impronte digitali, di poter individuare i responsabili e di recuperare la refurtiva.