34 anni di attività al servizio delle istituzioni, per lungo tempo nei ruoli della prefettura di Bari, con incarichi anche a Lodi, Ancona e Taranto, il nuovo Prefetto di Cosenza Rosa Maria Padovano, dopo l’insediamento ed il confronto immediato con il sindaco del capoluogo Franz Caruso, con l’arcivescovo Giovanni Checchinato e con i vertici delle forze dell’ordine, si presenta alla stampa e, di riflesso, alla popolazione. Giunge da Rimini, suo primo incarico da prefetto svolto per appena un anno e mezzo. «Ma il trasferimento non coglie mai di sorpresa i funzionari prefettizi, abituati a repentini spostamenti» ha commentato con il sorriso il provvedimento assunto dal Consiglio dei Ministri lo scorso 3 luglio.

Entusiasmo e passione

Prima volta in Calabria, subentra a Vittoria Ciaramella destinata a Latina e non teme le difficoltà che possono derivare dalla gestione di un così vasto e variegato territorio articolato in 150 municipalità: «Lo dico con un pizzico di presunzione, un prefetto deve essere pronto a tutto quindi, affronteremo con il supporto di tutte le forze sane della società le eventuali difficoltà che dovessero emergere in questo contesto. Già al mio arrivo sono rimasta positivamente impressionata. Per cui mi impegno fin d’ora a conoscere la provincia pure da turista, oltre che da prefetto. Sono felicissima di essere stata destinata qui. Vengo con entusiasmo e passione ed ho già avuto sentore nei primi incontri e nell’analisi dei primissimi dossier che mi sono stati sottoposti, della presenza di uno spirito collaborativo e di una forte sinergia istituzionale».

Il ruolo della corretta informazione

L’ascolto una delle prerogative di Rosa Maria Padovano, nella convinzione che gli organi di stampa «abbiano una valenza essenziale. Perché attraverso la corretta informazione, si evita che problemi inesistenti vengano ingigantiti, mentre al tempo stesso viene data una giusta lettura alle questioni serie che riguardano i cittadini, senza tuttavia generare allarmismi». Troppo prematuro affrontare la questione delle infiltrazioni mafiose che hanno determinato lo scioglimento del comune di Rende: «Sarei superficiale ed approssimativa se commentassi la condizione di questa municipalità. Posso soltanto affermare che ogni territorio ha la sua fetta di criminalità e di criticità a cui ci opporremo con il contributo della parte sana della comunità che è composta dalla grande maggioranza dei cittadini».