Il 70% della rete ferroviaria calabrese è su binario unico. Il gap con l’Italia settentrionale è sempre più evidente: per arrivare a Bari da Reggio ci vogliono 9 ore e tre cambi. E se volete visitare Matera… (ASCOLTA L'AUDIO)
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Potrebbe ispirare romantiche storie di abbandoni e solitudine, quell’unico binario che costeggia il mare: così poco frequentato e restio all’innovazione. Artisticamente, ricorda i tratti di una natura morta e, se non fosse per quelle vecchie littorine che lo percorrono di tanto in tanto, potrebbe tranquillamente ergersi a prezioso reperto di archeologia urbano-industriale. Almeno gli si darebbe un valore, economico e, soprattutto, sociale.
Ma fuggendo da inutili sentimentalismi e da languide suggestioni (in cui spesso si rifugia il popolo rassegnato e mai sovrano), non resta che accettare l’amara, triste verità: su quelle rotaie corre (si fa per dire) il servizio di trasporto ferroviario destinato alla fascia ionica calabrese. A binario unico e non del tutto elettrificato. In alcuni tratti, animato da vecchie stazioni dove, si racconta, una volta giungessero sinuosi treni a lunga percorrenza.
Da Crotone, ad esempio, si poteva viaggiare addirittura fino a Milano, attraversando lo Stivale. Erano i tempi in cui i finestrini ancora si potevano abbassare e fumare negli appositi spazi era consentito. Poi, sono arrivate la modernità e le nuove tecnologie, le Frecce Rosse, Bianche e Argento e il biglietto digitale. E mentre una parte dell’Italia si collegava all’insegna dell’ultra velocità, in questo lembo di Calabria (e in altre, troppe, aree del Sud Italia), si innestava la marcia indietro. Non un Paese a due velocità, ma spaccato: una parte corre come un ghepardo e l’altra, un po’ gambero e un po’ lumaca, arranca.
Al Sud si rinuncia a viaggiare in treno: il rapporto di Legambiente
Così, a conti fatti, oggi, in alcune aree del Paese, si rinuncia a viaggiare in treno: corse lunghe per distanze brevi, prezzi non proporzionati ai servizi (non) offerti, carrozze vecchie e logore, continui e scomodi cambi che in alcuni casi costringono persino a continuare il viaggio sugli autobus.
Lo conferma anche il rapporto Pendolaria 2021 di Legambiente: «Uno dei motivi per cui i numeri degli spostamenti in treno è più basso al Sud dipende dal fatto che in questa parte del Paese troviamo meno treni in circolazione e più lenti, il maggior numero di linee a binario unico e non elettrificate. Complessivamente in Italia abbiamo 19.353 km di linee ferroviarie e la maggior parte della rete ferroviaria in Italia è ancora a binario unico (il 56,3%). Se si guardano le differenze a livello regionale, il Sud risulta ancora svantaggiato con esempi quali la Calabria con 686 km a binario unico su 965 (il 69,6%), la Basilicata addirittura con soli 18 km di binario doppio ed il 96,1% di rete a binario singolo».
Collegamenti ferroviari pessimi tra le città del Sud
Tra Nord e Sud del Paese, c’è un evidente ritardo infrastrutturale che si fatica a (o non si vuole) colmare. Spostarsi dalla punta dello Stivale verso le aree settentrionali è spesso una vera e propria impresa, soprattutto se il punto di partenza affaccia sullo Jonio. Ma le cose non vanno meglio se si vuole attraversare la Calabria dalla fascia ionica a quella tirrenica, né se si decide di raggiungere un’altra qualsiasi città delle vicine regioni meridionali.
Treni negati: gli esempi shock
«Emblematico – sottolinea il rapporto - è che tra Napoli e Bari non esistano treni diretti, come per il collegamento tra Cosenza e Crotone, dove serve quindi almeno un cambio e 2 ore e 40 minuti per soli 115 km di distanza». Va peggio in Basilicata dove «per muoversi tra i due capoluoghi di provincia, Potenza e Matera, con Trenitalia non esistono collegamenti se non in autobus (vista l’assenza dell’infrastruttura di collegamento tra Ferrandina e Matera) e con le Ferrovie Appulo Lucane servono 2 cambi e ci si mette 3 ore e 25 minuti. Altro caso è quello tra due capoluoghi pugliesi, Taranto e Lecce dove viaggia solo un Intercity Notte diretto».
Stesse distanze al Nord ma opportunità differenti
Insomma, «al Sud circolano meno treni e sono più vecchi», mentre «gli Intercity si sono ridotti e sono pochissime le Frecce che viaggiano oltre Salerno per arrivare a Reggio Calabria, Taranto, Bari».
Per rendere meglio l’idea del gap, basta fare qualche confronto. Crotone e Matera, ad esempio, sono separate da circa 240 chilometri di strada, che in auto si percorrono in poco più di tre ore. Chi avesse l’insana idea di spostarsi dalla città di Pitagora a quella dei Sassi, dovrebbe innanzitutto farsi andar bene le uniche due corse attive, una al mattino e l’altra al pomeriggio. La durata del viaggio in treno lievita dalle 6 alle 8 ore, con l’obbligo di effettuare ben 4 cambi di cui uno a bordo di un autobus. Il tutto per la modifica cifra di circa 30 euro a tratta a persona.
Una distanza simile è quella che separa Genova e Firenze, ma il fortunato passeggero ligure o toscano può scegliere tra diverse soluzioni di viaggio: ci sono decine di treni al giorno – dai regionali alle velocissime Frecce - che collegano le due città, sia diretti che con cambi. Il costo del biglietto e la durata del viaggio variano ovviamente dalla soluzione scelta: si spende da 20 a 80 euro per un tempo di percorrenza che va da 2 ore e mezza a circa 6 ore.
Se invece da Bari si volesse raggiungere Reggio Calabria in treno, i circa 440 chilometri di distanza vengono percorsi in 8-9 ore, con l’obbligo di effettuare almeno un cambio (alcune soluzioni di viaggio ne prevedono anche 3), che in alcuni casi include anche un tratto in autobus, e si spende sotto i 40 euro. Al contrario, da Roma a Parma (circa 456km) si ha un’ampia scelta nelle soluzioni di viaggio: sebbene i collegamenti diretti siano pochi, si può comunque partire a qualsiasi orario, impiegando dalle 3 alle 9 ore e spendendo all’incirca dai 30 agli 80 euro. Addirittura, dura molto meno il viaggio tra Milano e Roma: quasi 600 km che una Freccia macina in poco più di 3 ore.
Insomma, in certe zone del Sud, il trasporto ferroviario non è altro che un vecchio ingranaggio arrugginito, complice del mancato funzionamento di un sistema infrastrutturale in bilico tra l’inefficienza e l’abbandono. Viene quasi voglia di volare via. Ma anche quella dei collegamenti aerei è un'altra, brutta storia. Non resta che affidarsi alla strada, buche e cantieri permettendo.