Alessio D’Acri, la moglie Giovanna Madio e Andrea Grandinetti sono finiti ai domiciliari perché accusati di violenza privata aggravata, estorsione, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. La drammatica confessione della vittima
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
«Mi hanno massacrato di botte e una volta anche con il crick di un’automobile tanto da mandarmi in ospedale». È il racconto, fatto agli inquirenti, da un 40enne di Cosenza vessato e sfruttato da tre persone arrestate questa mattina dalla polizia.
Gli agenti della squadra mobile hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare ai domiciliari nei confronti di Alessio D’Acri, 41 anni, e della moglie Giovanna Madio, 40 anni e anche di Andrea Grandinetti, 50 anni. I tre sono accusati di violenza privata aggravata, estorsione, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro ai danni di un 40enne del luogo.
Quando la vittima è stata contattata dagli agenti della Mobile, coordinati dal questore Michele Maria Spina, ha raccontato le vessazioni subite, le percosse e le continue sottrazioni di denaro. Il 40enne è stato anche costretto a vendere la sua casa di Camigliatello Silano e di dare ai tre indagati il ricavato della vendita.
Inoltre, avrebbero preteso i soldi che il 40enne riceveva come reddito di cittadinanza. In più occasioni, D’Acri lo avrebbe costretto a lavorare in un’officina gestita da lui per ben 13 ore al giorno in cambio di un compenso di 30 euro a settimana. Furono i due coniugi a fargli fare la richiesta del reddito di cittadinanza.
«Presero direttamente loro la card sulla quale veniva accreditato il reddito di cittadinanza – ha raccontato la vittima ai poliziotti – e io non mi ribellai nemmeno in quella occasione per paura di essere percosso. Loro avevano con sé la card del reddito di cittadinanza che rimase in loro possesso per venti mesi».