La datazione del materiale di interesse archeologico rinvenuto nel complesso monumentale di San Domenico a Cosenza, richiama il periodo della morte di Alarico. Ma i reperti affiorati dal sottosuolo durante gli scavi effettuati nel chiostro dell’edificio cinquecentesco, non sono parte del leggendario tesoro del re dei Visigoti. Rivelano invece l’esistenza di una prolifica attività di produzione di laterizi condotta tra il quarto ed il quinto secolo dopo Cristo, incentivata probabilmente, dall’estrazione di materiale argilloso lungo le rive dei due corsi d’acqua che attraversano la città; il Crati ed il Busento.

Indagini stratigrafiche

L’antico giacimento è venuto a galla durante le obbligatorie indagini di verifica preventiva della presenza di materiale archeologico, introdotte nel 2016 dal nuovo codice degli appalti pubblici ed effettuate con la metodologia della sequenza stratigrafica. Il complesso di San Domenico è interessato da un ampio intervento di restauro e ristrutturazione nell’ambito del Cis, il Contratto Istituzionale di Sviluppo del centro storico del capoluogo bruzio. Il Comune ne destinerà i locali all’Università della Calabria per tenervi i corsi di laurea in scienze infermieristiche ed in fisioterapia.

Reperti di straordinario interesse

Tra i reperti rinvenuti vi sono ceramiche di vario tipo e, soprattutto, cinque monete di età imperiale ben conservate, coniate in bronzo, affidate adesso alle cure della locale Soprintendenza. Le operazioni si svolgono sotto la direzione scientifica di Paola Aurino, dirigente della sede di Cosenza, e del funzionario Damiano Pisarra. Attualmente gli scavi riguardano un ambiente di circa 36 metri quadrati ma la prosecuzione delle indagini potrebbe svelare ulteriori elementi utili ad ampliare la conoscenza dell’area posta alla confluenza dei fiumi. Insomma il bello deve ancora venire ed anche il riserbo con cui gli scavi proseguono suggeriscono il prossimo annuncio di scoperte che potrebbero parzialmente riscrivere la storia della città dei bruzi.

La città di Diamante ha ricordato, per il secondo anno consecutivo, la figura del professor Ciro Cosenza.