INTERVISTA | Il direttore sanitario Zinno ripercorre le fasi del ricovero del 58enne risultato positivo al Coronavirus
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Al nosocomio di Cosenza si era presentato con una sintomatologia riconducibile ad un linfoma non Hodgkin, già da qualche tempo diagnosticato al paziente, un 58enne cardiopatico di Roseto Capo Spulico.
La lunga trafila prima del ricovero
Per questo la temperatura lievemente alterata, rilevata al pre-triage in 37,5 gradi centigradi, non aveva allarmato i sanitari. «Era una febbricola insorta da qualche ora - spiega Francesco Zinno - frequentemente presente in malati di tipo ematologico. Non vi erano altri elementi riconducibili al Covid, per cui l'uomo ha seguito la trafila purtroppo lunga del pronto soccorso, prima del ricovero nella medicina Valentini, in quel momento ritenuta la soluzione più adeguata ad erogare le migliori cure del caso».
Il tampone rivelatore
Soltanto in una seconda fase si è proceduto ad effettuare il tampone, poi risultato positivo, «quando - afferma ancora il direttore sanitario dell'Azienda Ospedaliera - è affiorato anche qualche sfumatissimo sintomo polmonare».
Dopo i tanti commenti rimbalzati sui social e sugli organi di stampa, provenienti anche da alcune sfere della politica, arriva dunque una verità ufficiale sulle dinamiche che hanno permesso ad una persona affetta da Coronavirus, di stazionare per quasi 27 ore nei locali del Dea dell'Annunziata e di finire poi in un reparto non protetto, con il pericolo di espandere il contagio in corsia.
Temporaneamente chiusa la tenda pre-triage
«L'immediato screening condotto sul personale medico e paramedico entrato in contatto con il paziente - sottolinea Zinno - ha dato esito negativo». Il direttore sanitario poi, chiarisce perché la tenda della protezione civile allestita davanti il Dipartimento di emergenza-urgenza, sia attualmente chiusa: «Benché dotata di condizionatori, il calore all'interno raggiunge durante la giornata, picchi proibitivi. La struttura è pronta ad entrare immediatamente in funzione qualora ve ne fosse la necessità. Ma sono ugualmente attivi i percorsi anti-contaminazione».
Nel Pronto soccorso di Cosenza sono state allestite ampie aree cosiddette di segregazione, dove i sospetti Covid vengono valutati senza rischiare di contaminare altri degenti. In sostanza nulla è cambiato rispetto al periodo di piena pandemia.
Crescono gli accessi impropri
La differenza sta nel numero di accessi: pochissimi quelli per sintomi da Coronavirus, mentre gli utenti hanno ricominciato ad affluire per chiedere prestazioni non urgenti, e per questo improprie, mettendo a nudo le criticità della struttura, acuite anche dalla carenza di personale.
«Durante la settimana di Ferragosto - informa il direttore sanitario - le prestazioni sono state garantite anche dai colleghi medici operanti in altri reparti che si sono resi disponibili a supportare i colleghi operanti nel pronto soccorso. Da tempo - aggiunge - sono attive le procedure di reclutamento per rimpolpare l'organico. Ma purtroppo non è semplice reperire le figure specialistiche necessarie».