In tempi di Covid e di limitazioni, c'è un motivo sempre valido per uscire di casa. Quello di recarsi a donare il sangue.

Donatori in divisa

Al Centro Trasfusionale dell'Annunziata di Cosenza, sono giunti i carabinieri della compagnia di Rogliano agli ordini del capitano Mattia Bologna. In molti durante la prima fase erano stati colpiti dal coronavirus. Adesso hanno messo a disposizione il loro plasma ricco di anticorpi da impiegare nelle terapie sperimentali contro la malattia.

Scorte al limite

Il sangue poi è necessario per supportare le persone affette da particolari patologie croniche, come talassemia e leucemia, che necessitano di trasfusioni pressoché quotidiane. Il timore dei contagi ha provocato un calo fisiologico dei donatori, per cui le scorte sono al limite.

Nessun rischio

«Non ci sono rischi – assicura Francesco Zinno direttore del Centro Trasfusionale dell’ospedale bruzio – I locali sono disinfettati quotidianamente, i donatori affluiscono con prenotazione telefonica. Questo metodo consente accessi contingentati». Sull’impiego del plasma per curare il coronavirus ribadisce: «Lo stiamo impiegando secondo i protocolli nazionali ed i risultati sono incoraggianti».

Vicini alla gente

Diverse le iniziative messe in campo dai militari della Benemerita durante questo periodo di pandemia, dalla consegna a domicilio dei tablet agli studenti impegnati nel seguire le lezioni scolastiche, alle collette alimentari per le famiglie in difficoltà. Adesso quest’ultimo gesto concreto, compiuto anche da molti loro familiari.

Momenti difficili

Tra marzo ed aprile scorsi nella Valle del Savuto a causa del Covid si sono vissuti momenti di angoscia. Nel complesso si contagiarono undici carabinieri, due dei quali costretti alle cure ospedaliere. Uno ha trascorso diverse settimane in reparto, riuscendo infine a sconfiggere la malattia.