Le quote sono riconducibili al consigliere comunale di Palazzo dei Bruzi Piercarlo Chiappetta ed all'imprenditore Attilio De Rango ritenuti dalla Procura responsabili del crack di ulteriori tre società esposte con il fisco per svariati milioni di euro
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Tre società fallite, altre sette poste sotto sequestro per ordine del tribunale di Cosenza. E sullo sfondo una montagna di debiti con il fisco. Sono i contorni della indagine per bancarotta fraudolenta condotta dalla Procura guidata da Mario Spagnuolo a carico del consigliere comunale di Palazzo dei Bruzi Piercarlo Chiappetta, del suo socio, l’imprenditore Attilio De Rango e di altri due soggetti: Fabio Fabiano e Antonello Martire. Sono tutti coinvolti nel tracollo della Pada srl, della Innova srl e della Marconi Immobiliare srl.
Prelievi sistematici ed ingiustificati
Il crack, secondo le verifiche condotte dalla Guardia di Finanza, sarebbe la conseguenza del sistematico depauperamento del patrimonio societario, consumato attraverso prelievi di cassa, bonifici, addebiti di assegni ed altre procedure prive di giustificazioni o di utilità per l’attività imprenditoriale esercitata. Contestualmente le società prima di finire in dissesto finanziario, hanno accumulato ingenti debiti soprattutto con il fisco. La Pada srl per contributi previdenziali ed imposte non versate tra il 2005 ed il 2014, deve all’erario oltre sei milioni e mezzo di euro.
Il falso in bilancio
Inoltre ai soci è stato contestato anche il falso in bilancio per aver iscritto nel documento contabile un patrimonio netto positivo di quasi un milione di euro, a fronte di un patrimonio netto reale di segno negativo calcolato in 696 mila euro. Quindici milioni di euro è invece il passivo ricostruito per la Innova srl, il cui fallimento è contestato soltanto ad Attilio De Rango, mentre per il disavanzo della Marconi, imputato a De Rango e a Fabiano, supera i trenta milioni di euro.
Le sette società sequestrate
La Procura ipotizza che tale scenario sia il frutto di un disegno criminoso attraverso il quale le risorse economiche distratte dalle società fallite sono poi confluite in altre sette imprese, di cui Chiappetta e De Rango sono soci o amministratori. Si tratta della Ingegnere srl, della Tre srl, della Quattro srl, della Adp srl, della Cogeman Immobiliare srl, della Pam Progetti srl. Hanno sede tra Cosenza, Rende, Zumpano e Roma.
Stesso modus operandi
Alcune di queste società sono molto esposte con il fisco, soprattutto Cogeman che deve allo Stato un milione e novecentomila euro, la Tre indebitata per 932 mila euro, la Ingegnere esposta per 873 mila euro e la Adp in arretrato con l’erario per poco meno di 650 mila euro. Il pm titolare delle indagini ha quindi individuato nella gestione di queste sette società il medesimo modus operandi che ha portato al fallimento delle prime tre. Per questo ne ha chiesto l’affidamento ad un curatore giudiziario.
Le decisioni dei giudici
Il Gip, però aveva rigettato l’istanza, non ravvisando la necessità di emettere un provvedimento di urgenza né il rapporto di pertinenzialità tra le partecipazioni delle sette società oggetto della richiesta di sequestro e le prime tre in cui si è ipotizzato il reato di bancarotta fraudolenta. Questa lettura però è stata ribaltata dal tribunale del riesame composto dal presidente Carmen Ciarcia e dai giudici Urania Granata e Stefania Antico le quali hanno invece ritenuto che vi fosse la sussistenza del rischio di reiterazione di reati di natura tributaria.