Nel luglio del 2020, i contrasti tra diversi gruppi di spacciatori della città innescano una spirale di violenza e solo per miracolo non ci scappa il morto. La testimonianza di uno dei protagonisti: «Il sangue schizza dappertutto»
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Due tentati omicidi in un giorno, con un parco giochi per bambini trasformato in un’arena per duelli rusticani. Sono storie di droga e di coltello quelle che, nel 2020, innescano una spirale di odio e aggressioni reciproche sulle strade di Cosenza, a quel tempo rese deserte e spettrali dal coprifuoco causa Covid. Non ci scappa il morto per miracolo e, agli atti, resta la cronaca di quell’esplosione di violenza avvenuta in pieno centro il 2 luglio del 2020.
Autostazione, là dove «il sangue è dappertutto»
Il primo episodio si consuma nel pomeriggio, nei pressi dell’autostazione. Hicham Bendkiba, marocchino di 37 anni, si scaglia contro il ventisettenne Lorenzo Nicoletti. Prima gli tira addosso una bottiglia di birra, poi ne raccoglie una da terra e, dopo averla rotta, lo colpisce al collo e al costato con un pezzo di vetro affilato, provocandogli ferite che lo costringono a un passaggio in ospedale. Qui, i medici, nonostante la prognosi di poco conto – sette giorni di guarigione – si esprimeranno in termini di certezza: chi lo ha colpito, mirava a uccidere.
Del resto, sarà lo stesso marocchino a descrivere in seguito la scena con parole crude ma efficaci: «Il sangue schizza dappertutto lì in autostazione». Gli investigatori annotano questa frase dopo averla appresa dalla viva voce del protagonista. Hicham, infatti, è intercettato nell’ambito dell’inchiesta “Lockdown”. Le ragioni della sua esplosione d’ira non saranno mai del tutto chiarite. Ruggini antiche, forse determinate da conflittualità tra spacciatori, o più semplicemente, un’alterazione del momento dovuta all’alcool. Qualunque sia la causa, innesca una reazione a catena che rischia di far precipitare la situazione.
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Propositi di vendetta
Il ferito è ancora in ospedale quando la notizia dei fatti delle Autolinee comincia a diffondersi. «Che hai combinato Hicham?» gli chiede la sua fidanzata, mostrandosi seriamente preoccupata per l’accaduto. «Ho fatto del male a quelle persone di merda, a quei tossici di merda». Con Nicoletti, infatti, c’erano altre due persone: un ventottenne libico e poi Toni Berisa, suo coetaneo di origine serba, ma nato in Spagna e residente a Cosenza. È quest’ultimo che, mentre la giornata del 2 luglio volge al termine, Bendkida contatta per un incontro che vuole essere chiarificatore, ma solo sulla carta.
Non a caso, subito dopo, ancora lui contatta il suo connazionale Nabil Salym e gli chiede di accompagnarlo a quell’appuntamento in programma in serata nella villetta di via Roma. A Nabil rivela anche quelle che sono le sue vere intenzioni: «Vieni con me a picchiare quei figli di puttana? Se vuoi farmi questo favore, vieni con me. Se non vuoi, fratello, mi occupo da solo delle mie cose. Che Dio ti protegga, fratello Nabil». Anche la controparte è animata da propositi bellicosi. «Ora li faccio male» sibila Berisa a colloquio con Nicoletti, ignorando di essere intercettato. «Fategli male ragazzi – lo sprona quest’ultimo – ammazzatelo, ammazzatelo di botte proprio assai, lo dovete distruggere».
La resa dei conti
È in questo clima da resa dei conti che alle 22.30 i due contendenti, accompagnati dai rispettivi “padrini”, si ritrovano nel parco, tra scivoli e altalene, intenzionati a trasformare quello spazio per bambini in un’arena. Ognuno di loro ha in tasca un coltello, entrambi sono determinati a utilizzarlo. L’epilogo è cruento. Toni e Hicham si accapigliano, affondano la lama, l’uno nel corpo dell’altro. Alla fine, quello che ne uscirà peggio sarà il marocchino perché una coltellata gli sfiora un polmone e soprattutto il cuore, tant’è che rimane a terra dolorante e in una pozza di sangue.
Anche Berisa è ferito. Il suo rivale mira al collo, all’altezza della giugulare, ma lo prende solo di striscio, il che gli consente di abbandonare il campo sulle proprie gambe. In seguito, saranno anche queste considerazioni medico-legali a far scattare l’accusa di tentato omicidio per tutti i protagonisti della faccenda. Al resto, ci pensano le ammissioni dei diretti interessati. «Quando mi riprendo, lo accoltelliamo di nuovo» afferma Nicoletti in un dialogo telefonico successivo al duello rusticano di via Roma. Medita di colpirlo «nelle ginocchia» così da ridurlo «sulla sedia a rotelle».
Il gesto più plateale, però, lo compie Berisa. L’uomo che ha rischiato di uccidere è ancora in ospedale quando il giovane serbo decide di contattarlo sul suo telefonino. In quel momento Hicham è sotto i ferri e il suo cellulare è in mano a un infermiere che risponde alla chiamata. Berisa gli chiede di recapitare un messaggio dal contenuto poco rassicurante: «Gli dica a quello che è in ospedale, che appena lo trovo, lo taglio a pezzi. Lo taglio io».