L'operazione coordinata dalla Dda di Reggio Calabria denominata Lex è scattata nel novembre 2016 e ha coinvolto 40 persone ritenute vicine ai clan Ferrentino-Chindamo e Lamari in contrasto tra loro
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Sono 156 gli anni di carcere chiesti dalla Procura antimafia di Reggio Calabria nei confronti degli imputati coinvolti nel processo “Lex”, operazione della Dda contro le cosche di Laureana di Borrello. 17 imputati, per i quali il magistrato reggino ha chiesto la condanna, sono quelli che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato e stanno affrontando il processo davanti al giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Reggio.
Le richieste
Il pm Giulia Pantano, al termine della sua requisitoria, ha invocato la condanna di Marco Ferrentino a 24 anni di carcere, Antonino Di Giglio, detto “u liraru” 14, Tiziana Pettè 10, Albino Marafioti 14 anni, Pasquale Pettè 4 anni e mezzo, Giuseppe Dimasi 5 anni di reclusione, Alessio Ferrentino (classe ’68) 16 anni, Alessio Ferrentino 8, Francesco Ferrentino 14 anni, Francesco Lamanna 12, Giovanni Sibio 8, Antonello Lamanna 8, Vincenzo Piromalli 10 e Roberto Furuli 2 anni e 10 mesi.
L'inchiesta
Le indagini della Procura antimafia guidata dal procuratore capo Bombardieri si sono concentrate sui clan Ferrentino-Chiandamo e Lamari e hanno portato all’arresto di 40 persone, accusate di associazione mafiosa e altri reati, e indirettamente allo scioglimento del Consiglio comunale per l’infiltrazione della ‘ndrangheta. Nel blitz scattato il 3 novembre 2016 è finito, infatti, anche l’ex assessore del Comune di Laureana Vincenzo Lainà.
Faida sfiorata
L’indagine, svolta dai carabinieri del gruppo Gioia Tauro avrebbe fatto luce sulla ricostituzione e gli affari delle due cosche di Laureana di Borrello a partire dal mese di giugno del 2014. Elementi che per l’antimafia reggina denotavano l’operatività della locale di ‘ndrangheta, spesso in contrasto tra di loro.
Contrasti che come si apprenderà dal pentimento di Giuseppe Dimasi, avevano quasi portato a una nuova guerra di ‘ndrangheta nel piccolo centro della Piana di Gioia Tauro, dopo la mattanza degli anni ’90 accertata nel processo “Piano verde”. Gli altri 23 imputati coinvolti nell’inchiesta stanno affrontando il processo davanti al collegio del Tribunale di Palmi.
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