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Nel periodo dei moti, a Reggio Calabria c'erano pronti oltre 4mila uomini, al comando di Antonio Nirta, a partecipare al golpe Borghese. Lo ha affermato l'ufficiale della DIA Di Stefano, nel corso del processo 'ndrangheta stragista in corso questa mattina nell'aula del Cedir e che vede alla sbarra i presunti mandanti del duplice omicidio Fava Garofalo.
Di Stefano sta ripercorrendo tutte le tappe principali delle vicende che legano la 'ndrangheta alla destra eversiva ed ai rapporti intrattenuti con Cosa nostra e la banda della Magliana. Proprio i siciliani ebbero degli interessi e delle cointeressenze precise nei moti di Reggio Calabria.
L'ufficiale della DIA ha anche sottolineato come, proprio in virtù di questi collegamenti delle ndrine e nello specifico della cosca De Stefano, vi fu una perquisizione domiciliare in casa De Stefano per recuperare il mitra utilizzato per uccidere il giudice Vittorio Occorsio. Ed è in questo contesto che emerge anche la figura del boss D'Agostino, figura collegata al giudice Occorsio. Fu D'Agostino a partecipare ad una serie di riunioni, in un bar di Roma, volte a dare corpo all'idea separatista, cui prese parte anche l'allora leader libico Gheddafi.
Di Stefano ha poi rivelato anche della presenza di 'Ntoni Nirta "du nasi" in via Fani il giorno del rapimento di Aldo Moro. Una presenza confermata oggi da recentissime indagini del Racis dei carabinieri. Da ricordare anche quel progetto autonomista che vide la creazione di Sicilia libera, movimento volto proprio ad ottenere quella spinta separatista che, però, fra il 1994 e il 1995 perse d'interesse per i boss di Cosa nostra, che decisero di virare su Forza Italia. Anche in Calabria, la creazione di Calabria libera tendeva verso la medesima direzione.
Consolato Minniti