L'indagine aveva coinvolto diverse toghe catanzaresi ma le dichiarazioni dei collaboratori non hanno trovato alcun riscontro. I magistrati di Salerno hanno fatto cadere le accuse
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Si concludono con una nuova pioggia di archiviazioni altri due filoni d'indagine nati come costola dell'inchiesta Genesi, l'operazione che nel gennaio del 2020 ha portato all'arresto del presidente di sezione della Corte d'Appello di Catanzaro, Marco Petrini, e ipotizzato diversi episodi di corruzione nel distretto giudiziario catanzarese.
Nuova archiviazione per Staiano e Valea
Lo scorso aprile, il gip del Tribunale di Salerno - su richiesta della Procura - ha infatti disposto una nuova archiviazione nei confronti dell'avvocato catanzarese, Salvatore Staiano, e nei confronti dell'ex presidente del Tribunale del Riesame, Giuseppe Valea, per una ipotesi di reato di concussione. Il procedimento aveva avuto origine dalle dichiarazioni rese da Francesco Saraco, all'indomani del suo coinvolgimento nell'operazione Genesi per il quale è già stato condannato in appello ad una pena di un anno e otto mesi per il reato di corruzione in atti giudiziari in concorso con Marco Petrini ed Emilio Santoro.
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La collaborazione con Salerno
Nel febbraio del 2020, inizia la sua collaborazione con i magistrati di Salerno e in quell'occasione rende dichiarazioni auto ed etereaccusatorie, puntando il dito sia contro Salvatore Staiano che contro Giuseppe Valea raccontando, in particolare, di una somma di denaro del valore di 200mila euro che l'avvocato catanzarese gli avrebbe chiesto «per risolvere i loro problemi». Il riferimento è all'inchiesta Itaca Free Boat nel quale era rimasto coinvolto il padre di Francesco Saraco, Antonio e altri familiari attinti da provvedimenti di confisca di beni.
Nessuna corruzione
Secondo quanto riferito da Francesco Saraco, l'avvocato Staiano avrebbe precisato che quel denaro sarebbe servito «per corrompere il dottor Valea, il quale avrebbe dovuto emettere il provvedimento in loro favore relativo al sequestro di prevenzione». Tuttavia, all'esito degli approfondimenti investigativi, svolti «ad ampio raggio» la stessa Procura di Salerno conclude che «le procedure di interesse dei Saraco non sono risultate collegate ad ipotesi di corruzione in atti giudiziari; né gli accertamenti patrimoniali finora eseguiti hanno restituito evidenze di movimentazioni di natura economico-patrimoniale di natura sospetta».
Nessun rapporto tra Staiano e Valea
«Dunque, non appare allo stato utilmente sostenibile - conclude il pm - l'accusa in giudizio nei confronti di Valea per l'ipotesi iscritta (concussione ndr) risultando carente la prova di un diretto e consapevole contributo causale del giudice rispetto a quanto prospettato dall'avvocato Staiano ai suoi clienti, circa la necessità di versare un'ingente somma di denaro al fine di ottenere, da parte del giudicante, l'emissione di provvedimenti a loro favorevoli». Nella richiesta di archiviazione si conclude che «non può sostenersi provata l'esistenza di di un rapporto tra Staiano e Valea». Lo stesso gip del Tribunale di Salerno nel novembre scorso aveva emesso un ulteriore decreto di archiviazione per i medesimi episodi che vedeva però indagato Salvatore Staiano per il reato di millantato credito del patrocinatore.
La presunta organizzazione
E finisce archiviato un ulteriore filone d'indagine riguardante una presunta organizzazione finalizzata alla corruzione in atti giudiziari contestata all'ex presidente di sezione della Corte d'Appello Marco Petrini, all'avvocato lametino Francesco Gambardella e al commercialista Claudio Antonio Schiavone, tuttora imputato nel processo Genesi. In questo caso, il procedimento si origina dalle dichiarazioni rese da Emilio Santoro, ritenuto il faccendiere di Petrini e difeso in giudizio dall'avvocato Francesco Calderaro.
Il presunto accordo
Interrogato nel maggio del 2020, nell'ambito di una collaborazione con i magistrati di Salerno, riferiva di presunti rapporti intrattenuti da Petrini, con Schiavone e Gambardella. «Il giudice Petrini - fa mettere a verbale Santoro - mi disse in più occasioni di indirizzare gli imputati che conoscevo o gente che aveva comunque necessità di essere difesa dall'avvocato Gambardella affinché queste lo nominassero come difensore di ufficio». E ancora: «Sono a conoscenza del fatto che Petrini proponesse l'avvocato Gambardella ogni qual volta era possibile concludere accordi corruttivi».
Il commercialista
Nella presunta associazione avrebbe avuto un ruolo anche il commercialista Claudio Antonio Schiavone che «oltre alle percentuali sulle perizie, operava anche come consulente delle parti private e, in tale veste, si faceva consegnare somme di denaro da rigirare a Petrini». Anche in questo caso, tuttavia, «le dichiarazioni rese dal Santoro non hanno trovato alcun riscontro - conclude la Procura nella richiesta di archiviazione - risultando sfornita di prova la notitia criminis». Si rileva, infatti, «la discrasia sui tempi in cui i rapporti tra Schiavone e Gambardella si sarebbero consolidati e durante i quali sarebbe stati siglati i presunti accordi illeciti».
Discrasia nei tempi
Secondo la ricostruzione di Santoro, infatti, «i rapporti tra Schiavone e Gambardella già nel mese di maggio 2019 non erano buoni, mentre lo sarebbero stati dal momento della restituzione dei beni alla famiglia Saraco (processo Itaca Free Boat ndr) avvenuta nell'estate 2018. Ne consegue, quindi, che il connubio Petrini/Schiavone/Gambardella sarebbe durato poco meno di un anno, periodo nel quale tuttavia non si è riscontrata alcuna procedura sospetta».
Gambardella estraneo
«Ma non è tutto» aggiunge la Procura nella richiesta di archiviazione. «All'episodio corruttivo contestato in un separato procedimento a Petrini e Schiavone (in concorso con Saraco e Santoro) è rimasto del tutto estraneo Gambardella, pur essendo il difensore della famiglia Saraco nella procedura incriminata e pur trattandosi, secondo le parole di Santoro, del periodo in cui il rapporto tra Schiavone e Gambardella si stava rafforzando. Anche in quel procedimento - conclude la Procura - nessuna responsabilità è emersa a carico del Gambardella, nonostante la poderosa piattaforma intercettiva all'epoca messa in campo».
Nessuna ombra sull'avvocato
La quale, «non ha apportato alcun utile risultato, né sono stati registrati contatti con Claudio Schiavone o con altri professionisti tali da poter gettare una ombra sull'operato del legale» precisa la Procura di Salerno sul conto del penalista lametino. Al contrario, «il racconto di Santoro appare in più punti monco, oltre che essere generico e privo di indicazioni specifiche o riferimenti concreti a singoli procedimenti oggetto di mercimonio della funzione pubblica. Alla luce di tutte le considerazioni svolte deve ritenersi infondata la notizia di reato per insussistenza dei fatti ipotizzati, per carenza di prova e lacunosità degli elementi raccolti». Il procedimento a carico degli indagati è stato così archiviato dal gip del Tribunale di Salerno lo scorso agosto.