Sono due i magistrati catanzaresi chiamati a testimoniare nel processo istruito dalla Dda di Salerno contro Marco Petrini per il reato di corruzione in atti giudiziari aggravata dalle modalità mafiose. Lo scorso ottobre l'ex presidente di sezione della Corte d'Appello di Catanzaro è stato rinviato a giudizio perché, secondo l'accusa, avrebbe accettato una somma di denaro dall'avvocato Giancarlo Pittelli per ottenere la revoca di un provvedimento di confisca emesso dal Tribunale nei confronti nel suo assistito Rocco Delfino, imprenditore ritenuto legato alla cosca Molè-Piromalli.

Lista testi

Tuttavia, nell'ambito dell'ultima udienza la posizione di Giancarlo Pittelli è stata stralciata per procedere separatamente assieme all'imprenditore Rocco Delfino, secondo quanto è scritto nel decreto di rinvio a giudizio. Nel frattempo, questa mattina si è aperto il processo a Marco Petrini con il deposito da parte del pubblico ministero della lista testi. Tra le persone chiamate a testimoniare figurano anche due giudici catanzaresi e un avvocato.

Due magistrati e un avvocato

In particolare, si tratta di Domenico Commodaro, in merito ad alcune dichiarazioni rese nel dicembre del 2022, Fabrizio Cosentino per dichiarazioni rese ad aprile del 2022 e l'avvocato catanzarese Serena Lacaria, che ha lavorato nello studio del penalista Giancarlo Pittelli. Nel corso dell'udienza i difensori di Marco Petrini, Francesco Calderaro e Vincenzo Maiello, hanno sollevato una eccezione di nullità degli atti con regressione all'udienza preliminare a seguito della modifica del capo d'imputazione, avvenuta nel corso dell'udienza in cui Marco Petrini è stato rinviato a giudizio ma in assenza dell'imputato. Il collegio si è riservato la decisione e ha rinviato l'udienza al prossimo 8 gennaio.

L'inchiesta

Secondo la ricostruzione della Procura, Pittelli «sfruttando le proprie relazioni istituzionali per la risoluzione della vicende giudiziarie di Rocco Delfino avrebbe promesso a Marco Petrini una somma di denaro da corrispondersi all'esito della invocata pronuncia». In realtà, lo scambio di denaro non sarebbe nei fatti avvenuto per via dell'arresto di Giancarlo Pittelli, nell'ambito dell'operazione Rinascita Scott, scattata nel dicembre del 2019. L'accordo tra il magistrato e l'avvocato sarebbe maturato già fin dal giugno del 2018 ma la consegna formale del ricorso per la revoca della confisca sarebbe stata differita fino a quando non si fosse ottenuta l'adesione di Petrini all'operazione che sarebbe stata «condivisa ed appoggiata dal Delfino disposto ad investire la somma di 10mila euro per il buon esito del ricorso». 

La promessa

Petrini avrebbe poi omesso di dichiarare inammissibile l'istanza - a causa di una serie di errori formali - fissando la data dell'udienza per la trattazione della causa. Qualche giorni prima Pittelli avrebbe «compulsato nuovamente Petrini circa l'esito della procedura riferendo al cliente Delfino "di aver parlato con il Presidente" Petrini, il quale però non avrebbe potuto dargli rassicurazioni. Infine, nel novembre del 2019, in occasione di un ulteriore incontro Petrini avrebbe accettato da Pittelli la promessa della consegna di una somma di denaro quale corrispettivo della revoca del provvedimento di confisca dei beni di Rocco Delfino.