Sì ai gravi indizi di colpevolezza, ma senza misura cautelare. Le valutazioni del gip di Paola, Rosamaria Mesiti, approvano nella sostanza l'inchiesta della procura di Paola sulle vicende che hanno interessato sia le Terme Luigiane di Guardia Piemontese che le Regionali del 2020. Rispetto alle richieste cautelari avanzate dall'ufficio inquirente diretto dal procuratore capo Pierpaolo Bruni, il gip Mesiti ha inteso accogliere soltanto una, quella applicata all'ex consigliere regionale del Partito democratico Giuseppe Aieta, per il quale la procura aveva chiesto il carcere. Ma non è tutto. 

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L'istanza al fine di ottenere altre sette misure dietro le sbarre, era stata formulata anche per Pino Capalbo, sindaco di Acri, Emilio Morelli, autista di Aieta, Giovanni Pirillo, sindaco di Longobucco, Giuseppe Chiaradia, imprenditore di Corigliano Calabro, Dante Ferrari, socio della Sateca Spa, Giuseppe Tucci, legale rappresentante Comitato dei Lavoratori Terme Luigiane nonché proprietario di quote azionarie della Sateca Spa, e Mario Schiavoni, dipendente della Sateca Spa.

Per il gip di Paola quindi il tempo trascorso rispetto ai fatti contestati avrebbe fatto venire meno l'esigenza di applicare una misura cautelare anche agli altri indagati. Parliamo, tuttavia, dei reati per i quali il giudice Mesiti si è dichiarato competente, rigettando l'istanza di carcerazione per quelli che, carte alla mano, sarebbero avvenuti in un altro circondario, probabilmente quello di Cosenza. Quali sono dunque le contestazioni della procura di Paola nei confronti degli otto soggetti finiti sotto la lente d'ingrandimento dell'ufficio tirrenico? Esclusa la vicenda della Sateca, di cui abbiamo raccontato in un altro servizio, le altre presunte condotte delittuose riguarderebbero proprio la competizione elettorale di carattere regionale, svoltasi il 26 gennaio 2020.

Altra cosa da sottolineare è che il gip avrebbe riconosciuto la bontà del castello accusatorio, evidenziando il contenuto intercettivo, riferito ai rapporti tra gli indagati, per i capi d'imputazione in cui è presente l'attuale consigliere comunale di Cetraro, sospeso il 13 gennaio 2023 dalla carica da Prefetto di Cosenza Vittoria Ciaramella.

Regionali 2020, il caso Capalbo

Uno dei presunti casi di corruzione si riferisce ai rapporti tra Giuseppe Aieta e Pino Capalbo. Le indagini, secondo gli inquirenti, avrebbero accertato il fatto che il sindaco di Acri, quale elettore e procacciatore di voti in favore di Aieta, avrebbe ottenuto l'assunzione nella struttura speciale dell'allora consigliere regionale. Per i magistrati la corruzione si consumerebbe in quanto l'atto firmato da Aieta sarebbe contrario ai doveri d'ufficio visto che l'assunzione di Capalbo «era esclusivamente strumentale a soddisfare le esigenze personali ed elettorali». Ciò sarebbe avvenuto il 30 settembre 2019 ad Acri.

L'autista di Aieta

Un'altra questione contenuta nelle carte dell'inchiesta è quella relativa a Emilio Morelli. In questo caso la procura di Paola ritiene che la vicenda sia ancora più grave delle altre. L'indagato, originario di Roggiano Gravina, era stato assunto nella struttura speciale dell'allora consigliere regionale del Partito democratico ma, da quanto riportato nei documenti investigativi, non avrebbe espletato gli incarichi «pur percependo la retribuzione». Nel capitolo inoltre si evidenzia anche un presunto falso attestamento di missioni, che per la procura non sarebbero state eseguite, nonché della presunta attività di autista dell'ex consigliere regionale.

A tal proposito, a carico di Aieta e Morelli è stata addebitata anche una presunta truffa ai danni della Regione Calabria, in quanto i due, nelle rispettive funzioni, avrebbero indotto in errore i funzionari regionali «circa l'effettività delle prestazioni» di autista «eseguita con conseguente pagamento delle somme indicate, procurando a Morelli l'ingiusto profitto, consistente nella percezione di emolumenti stipendiali ad accessori connessi all'incarico di "autista al 50%» in misura di circa 4mila euro, provocando un danno «al bilancio del Consiglio Regionale della Calabria».

L'assunzione del figlio del sindaco di Longobucco

Un'altra contestazione ai danni di Giuseppe Aieta arriva fino in Sila, precisamente a Longobucco. Qui l'accusa per l'ex consigliere regionale del Pd è quella di aver promesso al sindaco Giovanni Pirillo, l'assunzione del figlio di quest'ultimo nella struttura speciale regionale, in cambio del sostegno elettorale alle Regionali del 2020.

Il campo sanitario

Ad Aieta già nel 2020 veniva contestato il fatto di aver promesso all'imprenditore di Corigliano Rossano Giuseppe Chiaradia, operante nel settore della sanità privata, di sollecitare i funzionari pubblici del Dipartimento della Salute della Regione Calabria e i vertici dell'Asp di Cosenza, ad accelerare la pratica per l’accreditamento delle strutture sanitarie intestate allo stesso Chiaradia, al fine di concludere la procedura per il procedimento amministrativo dell'ambulatorio di medicina fisica e riabilitativa situato a Corigliano Rossano. Tutto questo, secondo la procura di Paola, in cambio di voti per la rielezione di Aieta in Consiglio Regionale, dopo la prima consiliatura del periodo 2014-2019, che lo aveva visto protagonista nella lista del Partito democratico.

Le mosse delle difese

Otto indagati ma soltanto una misura cautelare. Ciò comporta che l'unico ad avere la possibilità di interloquire con il gip Mesiti sarà proprio Giuseppe Aieta, nell'interrogatorio di garanzia previsto per lunedì prossimo nel tribunale di Paola. Il consigliere comunale sospeso di Cetraro, difeso dall'avvocato Vincenzo Adamo, nella giornata del 13 gennaio 2023, in una nota, ha tenuto a precisare di aver operato sempre in modo corretto rispetto alle funzioni pubbliche e istituzionali che ha ricoperto negli anni, confidando negli organi di giustizia per chiarire la sua posizione. La prospettiva da qui a venti giorni è quella di sperare in un giudizio cautelare favorevole del Riesame per poter tornare in Calabria e riprendere possesso della carica consiliare nella sua cittadina d'origine.

Per quanto riguarda gli altri indagati, non essendoci l'urgenza di essere sentiti, vista la mancanza della misura cautelare, si ipotizza che possano avanzare richiesta d'interrogatorio in una fase successiva, reiterando quindi un atto già compiuto nel 2020, quando la maggior parte degli odierni inquisiti era stata sentita dai magistrati della procura di Paola. Nel collegio difensivo figurano anche gli avvocati Franz Caruso, Nicola Carratelli ed Enzo Belvedere.

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