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Ennesimo annullamento deciso dal Tribunale della Libertà di Catanzaro nel procedimento per corruzione contro una funzionaria della Prefettura di Catanzaro, Nerina Renda, e l'imprenditore lametino Salvatore Lucchino (difesi dagli avvocati Aldo Ferraro e Antonella Pagliuso), finiti al centro di un'inchiesta della Procura catanzarese in cui si contesta alla prima di avere partecipato attivamente a due gare di appalto del 2014 e 2015 nell'interesse di Lucchino, adottando atti contrari ai suoi doveri d'ufficio, e al secondo di avere "pagato" quell'interessamento "svendendole" un intero immobile alla modica cifra di 2.000 euro e facendole delle promesse di aiuti economici a favore della figlia della funzionaria.
Per tali accuse la Procura ottenne dal gip di Catanzaro un'ordinanza cautelare nei confronti dei due indagati, che per questo finirono agli arresti domiciliari il 28 luglio scorso, oltre al sequestro dell'immobile ritenuto il prodotto ed il profitto del reato. Tali accuse hanno peró subito un primo duro colpo il 13 agosto scorso quando il Tribunale della Libertà, accogliendo il ricorso degli avvocati Ferraro e Pagliuso, ha annullato la misura cautelare personale, ritenendo mancanti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti degli indagati, di cui è stata disposta l'immediata scarcerazione.
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Ora arriva il secondo annullamento: il Tribunale ha annullato anche la misura cautelare reale così come chiesto dagli avvocati Pagliuso e Ferraro, che hanno dimostrato che non si trattava di una "villetta" svenduta da Lucchino, ma di un rudere di circa 100 metri quadrati (su 3 livelli) situato a Feroleto Antico, che la dott.ssa Nerina Renda aveva acquistato nel 2015 da una società (e non da Salvatore Lucchino) allo stesso prezzo al quale la stessa società lo aveva acquistato due anni prima.