Il sindaco di Rende è accusato di aver corrotto Marco Petrini per ottenere l'assoluzione di un suo assistito, Francesco Patitucci. Il magistrato avrebbe ricevuto 5mila euro
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La Procura di Salerno ha chiesto la condanna a 8 anni di reclusione per Marco Petrini, ex presidente di sezione della Corte d'Appello di Catanzaro, e 6 anni di carcere, invece, per Marcello Manna, sindaco di Rende, attualmente sospeso. Entrambi sono accusati del reato di corruzione in atti giudiziari aggravata dalle modalità mafiose poiché rimasti coinvolti in un procedimento penale collaterale alla più nota inchiesta Genesi, scattata nel gennaio del 2020 che ha ipotizzato diversi episodi di corruzione nel distretto giudiziario catanzarese.
Nello specifico, Marcello Manna (difeso dall'avvocato Nicola Carattelli) è accusato di aver corrotto l'ex magistrato per ottenere una sentenza favorevole al suo assistito: Francesco Patitucci che in primo grado era stato condannato a 30 anni di carcere per il delitto di Luca Bruni ma poi assolto dalla Corte d'Assise d'Appello di Catanzaro. Secondo l'ipotesi della Procura di Salerno, nel maggio del 2019 Marco Petrini (difeso dall'avvocato Francesco Calderaro) avrebbe ricevuto dalle mani dell'avvocato Marcello Manna la somma di 5mila euro in contanti quale corrispettivo dell'assoluzione.
Il denaro contante - secondo la ricostruzione - sarebbe stato contenuto in una busta da lettera e consegnata al giudice nel suo ufficio in Corte d'Appello. Il magistrato avrebbe poi accettato di ricevere ulteriori utilità a vantaggio di Mario Vitale, cugino di Stefania Gambardella e compagna di Marco Petrini. In tal senso, l'avvocato Marcello Manna si sarebbe posto quale intermediario con Giuseppe Citrigno, ex presidente della Fondazione Calabria Film Commission, per far ottenere al giovane un finanziamento per la realizzazione di un lungometraggio: 175mila con la stipula di una convenzione avvenuta nell'ottobre del 2019.
Il magistrato per favorire la posizione dell'imputato Patitucci avrebbe posto in essere «un atto contrario ai doveri di ufficio consistito nell'alterare la dialettica processuale inquinando metodologicamente l'iter decisionale della Corte d'Assise d'Appello da lui presieduta con sentenze contaminate in radice dagli eventi corruttivi». Il reato è aggravato dalle modalità mafiose per aver agevolato la cosca Lanzino Patitucci.
Al termine della requisitoria, la pubblica accusa ha formulato una richiesta di condanna per entrambi gli imputati che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. Il processo proseguirà il prossimo 12 maggio con le discussioni degli avvocati di difesa.