La direzione distrettuale antimafia di Salerno ha chiesto di interrogare nella forma dell'incidente probatorio l'ex presidente di sezione della Corte d'Appello di Catanzaro, Marco Petrini, (difeso dall'avvocato Francesco Calderaro) accusato del reato di corruzione in atti giudiziari aggravata dalle modalità mafiose in concorso con l'avvocato catanzarese, Giancarlo Pittelli (difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Giandomenico Caiazza). 

Il procuratore aggiunto della Dda di Salerno, Alberto Cannavale, ha infatti depositato richiesta al gup nell'ambito dell'inchiesta istruita su una presunta corruzione che si sarebbe consumata tra l'ex magistrato e il penalista catanzarese. Secondo l'ipotesi della Procura salernitana, Pittelli nel tentativo di «risolvere le vicende giudiziarie coinvolgenti l'imprenditore Rocco Delfino» avrebbe promesso a Marco Petrini una somma di denaro non precisata «quale corrispettivo della revoca del provvedimento di confisca dei beni di Rocco Delfino, imprenditore legato alla cosca Molè-Piromalli da corrispondersi all'esito della invocata pronuncia».

Tuttavia, la dazione di denaro non si sarebbe poi consumata a causa dell'arresto dell'avvocato catanzarese, nell'ambito dell'inchiesta Rinascita-Scott, avvenuta nel dicembre del 2019. In particolare, l'ex magistrato avrebbe «omesso di dichiarare in limine inammissibile la richiesta di revocazione, erroneamente proposta alla Corte d'Appello di Catanzaro piuttosto che a quella di Reggio Calabria». Ipotesi corruttiva aggravata dall'aver agito al fine di «agevolare la cosca di 'ndrangheta Molè-Piromalli alla quale Delfino era legato sostenendo le spese legali di Pino Piromalli detto "facciazza" esponente apicale dell'organizzazione nei procedimenti in cui era assistito dall'avvocato Pittelli».