Un confronto durato più di sei ore. Tanto è stato il tempo impiegato da Giuseppe Aieta per difendersi dalle accuse di corruzione elettorale che, nei giorni scorsi, hanno portato al suo allontanamento dalla Calabria a seguito dell’emissione di un divieto di dimora. Oggi, però, davanti al gip del Tribunale di Paola era in programma l’interrogatorio di garanzia, appuntamento a cui Aieta si è presentato in compagnia del suo avvocato di fiducia, Vincenzo Adamo. E in quella sede, l’ex consigliere regionale, già sindaco di Cetraro (Cs), si è difeso su tutta la linea, spiegando di aver agito sempre «con trasparenza e nella legalità».

Fra gli episodi contestati, c’è quello relativo alla gestione delle Terme Luigiane. Aieta ha negato di aver mai ricevuto sostegno elettorale da Dante Ferrari a gennaio del 2018, così come ipotizzato dalla Procura di Paola, e per dimostrarlo ha attinto a piene mani alla cronaca politica di quei giorni. All’epoca, sostiene, non era minimamente interessato a candidarsi al consiglio regionale, elezioni che peraltro si sarebbero svolte due anni più tardi. Il suo obiettivo era semmai la Camera dei deputati, e non a caso il suo nome era fra i papabili per occupare il collegio tirrenico in quota Pd. Alla fine, però, la candidatura fu assegnata a Sonia Ferrari, la sorella di Dante. Come a dire: quest’ultimo non era certo un suo grande elettore.

L’ex sindaco di Cetraro ha respinto poi le accuse in merito alle assunzioni dei collaboratori nella sua struttura speciale. In questo caso, il bersaglio grosso individuato dagli investigatori è il sindaco di Acri, Pino Capalbo, che nella prospettazione accusatoria avrebbe ricevuto l’incarico senza poi svolgere alcuna mansione effettiva. Quella, in sintesi, sarebbe stata solo una moneta di scambio per mettere a disposizione di Aieta tutti i suoi voti.

Nulla di tutto ciò per il diretto interessato. Capalbo lavora con lui fin dal 2014, e a tal proposito ha mostrato tutta una serie di documenti, interpellanze e studi realizzati dal sindaco di Acri su diversi temi di sua competenza – oltre che amministratore pubblico esercita anche da avvocato – poi portati da Aieta in consiglio regionale. Alle elezioni del 2020, inoltre, lo stesso Capalbo era intenzionato a candidarsi in prima persona, ciò nonostante Aieta lo aveva confermato nella sua struttura. L’intenzione non si era poi tramutata in azione solo per l’opposizione della sua consorte. Al termine dell’interrogatorio, il suo difensore non ha fatto particolari richieste al gip in termini di annullamento o modifica della misura cautelare, ma ha già pronto il ricorso da discutere davanti ai giudici del Riesame.