L’avviso di conclusione indagini dell’inchiesta Rinascita-Scott contiene altre due contestazioni per l’ormai ex primo cittadino e per ulteriori indagati
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Non solo concorso esterno in associazione mafiosa e concorso in abuso d’ufficio per omissione aggravato dalle finalità mafiose. Dall’avviso di conclusione delle indagini preliminari dell’inchiesta Rinascita-Scott spuntano nuove accuse per l’ex sindaco di Pizzo Calabro, Gianluca Callipo, in carcere dal dicembre scorso. Due ulteriori e nuovi capi di imputazione – formulati dai pm della Dda di Catanzaro Antonio De Bernardo, Annamaria Frustaci e Andrea Mancuso – fanno infatti riferimento al reato – sinora non contestato – di corruzione elettorale.
Nel primo episodio, Gianluca Callipo, 38 anni, è indagato in concorso con Claudio Solano, 46 anni, ed i coniugi Francesco Marcello, 40 anni, e Antonella Bartolotti, 40 anni, tutti di Pizzo (nuovi indagati che non figuravano nella prima parte dell’inchiesta). Secondo la nuova accusa, i tre indagati – in concorso tra loro ed “in esecuzione di un medesimo disegno criminoso” – in occasione delle consultazioni elettorali per l’elezione dell’amministrazione comunale di Pizzo, tenutesi in data 11 giugno 2017 avrebbero stretto un accordo. Gianluca Callipo avrebbe agito nella qualità di candidato a sindaco, Francesco Marcello e la moglie Antonella Bartolotti quali gestori dell’esercizio commerciale avente insegna SPQR ubicato a Pizzo in Piazza della Repubblica. Tale accordo, secondo i pm, prevedeva da una parte l’impegno di Marcello e Bartolotti di sostenere la candidatura elettorale di Gianluca Callipo, dall’altra parte la promessa dello stesso Callipo di impegnarsi a deliberare atti amministrativi in favore dei coniugi Marcello-Bartolotti “dai quali dipendeva anche la possibilità di un impiego lavorativo in favore di Claudio Solano, che appoggiava elettoralmente Callipo ed in seguito veniva assunto proprio nell’attività ristorativa condotta dai coniugi Marcello – Bartolotti”.
Il secondo episodio di corruzione elettorale vede Gianluca Callipo indagato insieme all’avvocato vibonese Vincenzo Renda, 49 anni. Sempre in occasione delle elezioni amministrative dell’11 giugno 2017, secondo l’accusa l’allora candidato a sindaco Gianluca Callipo avrebbe stretto un accordo con Vincenzo Renda che prevedeva l’impegno di quest’ultimo a sostenere la candidatura elettorale di Callipo in cambio di un suo intervento, in qualità di amministratore e pubblico ufficiale, al fine di far ottenere a Renda il godimento, anche in mancanza di titoli abilitativi, di una porzione di arenile con annessa spiaggia sita in Pizzo, “unica area fronte mare rispetto alla struttura ricettiva “Galia Luxury Hotel”. Il reato in questo caso è aggravato dall’agevolazione delle attività del clan Mancuso di Limbadi – a cui Renda è ritenuto contiguo – ed della ‘ndrina di Pizzo a cui è ritenuto contiguo Gianluca Callipo.
Tale ultimo episodio si lega all’inchiesta della Procura di Vibo Valentia che nell’aprile scorso ha portato ad altro avviso di conclusione indagini per Gianluca Callipo e Vincenzo Renda, ma in cui non viene contestato il reato di corruzione elettorale. Contestazione che viene invece ora mossa dalla Procura distrettuale di Catanzaro. Tutti gli indagati avranno ora venti giorni di tempo per chiedere al pm di essere interrogati o presentare eventuali memorie difensive attraverso i rispettivi avvocati.
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