VIDEO | Il bracciante è in isolamento. A pochi passi da una struttura che non ha ancora ottenuto il rinnovo della convenzione dal Corap. Preoccupato il sindaco Idà
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Vive isolato all’interno di 2 container messigli a sua disposizione, poco distante dal resto della struttura in cui i migranti continuano la vita di sempre. Il bracciante africano risultato positivo al covid sabato scorso continua a non avere sintomi, è vigilato giorno e notte dalle forze dell’ordine perché l’obiettivo è quello di contenere il possibile contagio, fare in modo che non si propaghi nel campo container di Rosarno dove l’uomo risiede.
C’è la storia positiva di un sistema preventivo che per una volta di più ha funzionato, a fare da scenario alla vicenda che da qualche giorno – in attesa dei risultati dei tamponi effettuati su altri ospiti – tiene col fiato sospeso un paese e una comunità straniera.
«Abbiamo saputo di questo contagio – riferisce il sindaco Giuseppe Idà – grazie allo screening a campione realizzato dall’Asp, utilizzando una unità mobile dedicata ai migranti che vivono in quella zona». Per una volta, insomma, si arriva prima della potenziale trasmissione del virus, a favore di una categoria più a rischio di altre, per l’evidente promiscuità abitativa.
Ore di attesa, ma tutto sembra scorrere normale in questa zona industriale regionale - periferica rispetto ai centri abitati - in cui 10 anni fa lo Stato ritagliò un fazzoletto di terra, per una struttura che assieme alla vicina tendopoli di San Ferdinando doveva essere transitoria.
Per via degli spostamenti per lavoro, sarebbero pochi i migranti entrati in contatto con il bracciante contagiato, ma ugualmente questa situazione di pericolo fa emergere un'altra contraddizione delle istituzioni impegnate nell’accoglienza in questa zona industriale del consorzio regionale.
«Il Corap non ha rinnovato la convenzione – conclude il sindaco – quindi a tutti gli effetti la struttura è abusiva, tanto più che sabato scorso ho consultato i registri dell’Anagrafe scoprendo che risultano residenti solo una cinquantina di persone, un numero ovviamente inferiore a quello reale di una ospitalità che può diventare fonte di contagio».