È conosciuta in tutta Italia come la dottoressa con il megafono. Ma per i suoi affetti più cari e per gli amici di sempre, rimane  semplicemente Sarah. La giovane pneumologa, originaria di Rombiolo, centro nel  Vibonese, presta servizio nell'ospedale Morelli di Sondalo (Sondrio). Anche qui, come in diverse aree della Lombardia, l'emergenza coronavirus sta mettendo a dura prova il personale sanitario. Professionisti di tutte le età in trincea, giorno e notte accanto ai pazienti. Vivere quotidianamente la corsia, non è facile. Medici eroi ma pur sempre umani, con le loro fragilità e incertezze.

Il video postato sui social diventato virale

 Per questo il video della dottoressa Sarah Barbuto che invita a resistere sulle note dell'inno di Mameli, ha conquistato rapidamente il cuore di tutti. Il filmato, postato sui social, è diventato virale tanto da essere ripreso da più testate, anche nazionali: «Non potevo immaginare tutta questa attenzione mediatica - spiega - Non volevo neanche pubblicare quel filmato. Poi i colleghi mi hanno convinta "Dai così lo vedono gli altri e si tirano un po' su"»... La rete ha poi fatto il resto macinando centinaia e centinaia di commenti e condivisioni.

«Lì dentro la vita è durissima»

Quel gesto è passato come un messaggio di speranza e non solo. Un modo per spazzare via la tristezza, istintivo, naturale in un periodo terribile per migliaia di italiani: «Lì dentro la vita è durissima. A volte le nottate sono terribili e riprendersi non è facile. Tra l’angosciarmi e mettermi in un angolo a piangere oppure fare qualcosa, ho scelto quest’ultima opzione», spiega la dottoressa.

A descrivere il dramma sono i numeri: i pazienti attualmente ricoverati sono 164 (111 uomini e 53 donne). 38 le persone morte, 20 quelle in terapia intensiva. Si tratta di casi provenienti dalla provincia di Sondrio e in queste ore si sta lavorando per l'allestimento di ulteriori spazi: «Sono giorni tristi e difficilissimi, questo dannato Covid-19 non molla per niente e se all’inizio essere positivi non era difficile ora lo è sempre di più, aumentano i malati e finiscono i posti, aumentano i morti, aumentano le famiglie che devo chiamare per dire che le cose stanno andando male per poi richiamarle e dire, dietro un telefono senza neanche una pacca sulla spalla, che è andata peggio. Stiamo prendendo ogni giorno decisioni più difficili con un peso sul petto che ci porteremo per molto tempo», conferma la pneumologa confessando: «Stavo per lasciarmi prendere dalla tristezza ma nella vita, quando le cose vanno male (anche peggio vista la situazione), fermarsi non serve ma anzi bisogna fare di più perché solo rendendo più leggero tutto le cose potranno migliorare».

Il messaggio di speranza

Dal cuore della Lombardia - dove c'è poco spazio per i canti e balli sui balconi e dove in tantissimi hanno perso o soffrono per le condizioni di un familiare, un conoscente, un vicino di casa- l'invito a non mollare. Resilienza, la chiamano gli ingegneri, ovvero la capacità di un materiale di resistere agli urti. Piegarsi ma non spezzarsi. Così i tanti camici bianchi nelle corsie di tutta Italia, da Nord a Sud, provati emotivamente e psicologicamente. Feriti, certo, ma non distrutti. Del resto, come ribadisce la dottoressa Sarah aggrappata al suo megafono: «Questo è il momento di essere forti, forse alla fine di questa esperienza potremo piangere anche noi tutte le cose di questi giorni, per intanto resistiamo che alla fine vinciamo noi».