Trecentocinquanta tamponi, fatti in un giorno, il cui risultato tiene col fiato sospeso la Calabria per capire l’esatta pericolosità del focolaio di Palmi. Nel secondo giorno di zona rossa, in 3 quartieri della costa, la speranza però intercetta anche un sentimento di ulteriore paura, visto che è salito a 9 il numero dei contagiati. Uno in più, quindi, da quando – domenica pomeriggio – la governatrice Jole Santelli ha deciso di varare una ordinanza che blocca il litorale fino a venerdì.

 

Posti di blocco ovunque, si entra e si esce dalla zona solo giustificando i motivi essenziali: praticamente si rivedono scene che dopo la fine del lockdown tutti speravano di aver messo alle spalle. «Il numero dei tamponi fatti e il tracciamento eseguito - spiega il sindaco Giuseppe Ranuccio - ci consentono un punto di partenza incoraggiante. Tutti i contagiati erano inseriti nella lista dei possibili contatti con il paziente 1, quindi pensiamo di avere una mappatura completa che grazie all’isolamento a cui abbiamo sottoposto questa zona ci consente di circoscrivere il contagio il più possibile».

 

«Tutto sta avvenendo in maniera tranquilla – riferisce Luciano Franco della Prociv palmese – alla tenda allestita non si sta verificando nessuna scena di panico e sono tanti che volontariamente si sottopongono a tampone». La volontarietà dello screening e il mancato obbligo della mascherina nella zona rossa rimangono i punti controversi di una ordinanza regionale che, nelle stesse ore in cui anche la Campania ricorreva alla misura drastica – a Mondragone, in provincia di Caserta – ha di fatto bloccato una delle zone turistiche più rinomate nella regione. «Sono convinto – conclude il sindaco – che alla fine dello screening, se i dati dovessero rimanere incoraggianti, potremmo dire che Palmi sarà la località turistica più controllata e più sicura in Calabria».