L'Azienda Sanitaria Provinciale ha inoltrato al Prefetto di Cosenza ed al Dipartimento Salute della Regione, una richiesta urgente di trasferimento degli anziani ospitati nelle case alloggio di Spezzano Piccolo e San Pietro in Guarano, risultati secondo quanto si apprende, tutti positivi al tampone molecolare, in strutture medicalizzate nelle quali sia possibile erogare una più adeguata assistenza alle persone affette dal Covid. Anche sul piano etico.

Rischio letale

Se dovessero rimanere ancora all'interno delle comunità in cui si trovano adesso ospiti, senza personale infermieristico, senza ossigeno, senza conoscerne le singole anamnesi, senza poter applicare alcun tipo di trattamento, gli esiti potrebbero essere tragici. Un primo assaggio delle possibili conseguenze si è già avuto lunedì scorso, con il decesso di una signora di 88 anni. Il sabato precedente, visitata dallo pneumologo messo a disposizione dall'Asp, era risultata sostanzialmente asintomatica.

Aggressivo con i soggetti deboli

Domenica sera invece, è stato necessario il trasferimento in ospedale: il Covid ne aveva aggredito l'apparato respiratorio, trovando terreno fertile nei deboli tessuti della persona anziana, soggetto fragile e con scarse difese immunitarie. Ventiquattr'ore dopo la donna è spirata. L'aggravarsi delle loro condizioni di salute hanno costretto al ricovero ospedaliero altri quattro anziani, due provenienti da Spezzano Piccolo e due da San Pietro in Guarano. Ed altri probabilmente ce ne saranno nelle prossime ore.

Verso la riapertura del centro Covid di Cetraro

La pressione sull'Hub del capoluogo bruzio è già enorme, nonostante gli ulteriori 14 posti reperiti al Santa Barbara di Rogliano. Per questo si sta lavorando per ripristinare entro la fine della settimana anche il centro Covid dell'ospedale Iannelli di Cetraro dove ci sarebbe la possibilità di allestire 20 posti letto. Qui però mancherebbe il personale infermieristico che dovrebbe essere spostato da altri reparti i quali, a loro volta, dovrebbero essere chiusi. A meno che, e sarebbe ora, non si proceda ad una massiccia campagna di assunzione delle figure necessarie a fornire assistenza ai malati.

Usca senza personale

Anche per le Usca manca il personale. Per la provincia di Cosenza, un'area lo ricordiamo, articolata in 150 comuni con 750 mila abitanti, ne sono previste 11 con 4 medici e 4 infermieri ciascuna. Dovrebbero occuparsi di assistere a domicilio i malati con sintomi leggeri, tali da non richiederne il ricovero, dando così sollievo alla rete ospedaliera. E di effettuare i tamponi ai soggetti a rischio. Ma attualmente le Usca sono operative solo sulla carta. Quella di Cosenza, ubicata nei locali di Via degli Stadi messi a disposizione dal Comune, ha finalmente un luogo idoneo per lavorare, ma nel complesso, la situazione è critica.

Epidemia diffusa

Nel mentre però, il coronavirus corre spedito insinuandosi a macchia d'olio ormai in ogni ambito territoriale, in maniera decisamente più invasiva rispetto alla prima ondata di marzo, quando il lockdown totale ne rallentò decisamente l'avanzata in Calabria. Complicatissime le attività di contact tracing, a causa dei tempi lunghi di risposta dei laboratori nel processare i tamponi. In attesa che si compia la Beata Speranza, e si apra quello previsto allo spoke di Rossano, molti campioni si stanno analizzando a Catanzaro.

Il supporto dei privati

Preziosa in questa fase, l'iniziativa dei laboratori privati di offrire il servizio, sia pure a pagamento, di esecuzione del tampone rapido antigenico, la cui affidabilità è vicina al cento per cento, che sta suportando l'Asp nell'individuare e contenere il più tempestivamente possibile i focolai, che si fanno però sempre più diffusi laddove possono creare più danni: si segnalano infatti casi sospetti in altre strutture per anziani di Zumpano e di Bisignano.