Lascia il carcere perché in caso di coronavirus la struttura penitenziaria di Lanciano, dove si trovava detenuto, non sarebbe in grado di curarlo e, essendo stato in passato operato per altre gravi patologie, "alto sarebbe il rischio di decesso e si imporrebbe un immediato ricovero in una struttura specializzata in terapia intensiva”. Con questa motivazione, il gip distrettuale di Catanzaro, Barbara Saccà, ha posto scarcerato e posto agli arresti domiciliari Nazzareno Franzè, 58 anni, di Vibo Valentia, detto “Paposcia”, finito in carcere a dicembre nell’operazione antimafia della Dda di Catanzaro denominata “Rinascita-Scott”.

Si tratta di una delle prime scarcerazioni in Italia motivata a causa dell’emergenza sanitaria da coronavirus. Nei confronti di Nazzareno Franzè, difeso dall’avvocato Walter Franzè, l’accusa di associazione mafiosa e in particolare di far parte, quale esponente di vertice, del clan Lo Bianco-Barba di Vibo Valentia, partecipando attivamente a summit di 'ndrangheta e riunioni per il conferimento di cariche e doti all'interno della cosca.