Rimanere chiusi in casa, seguire le lezioni in una classe virtuale attraverso lo schermo di un pc e parlare con i propri amici e compagni attraverso videochiamate. Questa la condizione dei bambini e degli adolescenti che in questo periodo di quarantena hanno attivato tutte le forme di comunicazione per connettersi con il mondo esterno.

Per i loro coetanei che invece hanno delle piccole o grandi disabilità, i problemi e le barriere aumentano perché purtroppo la didattica a distanza funziona poco o per nulla poiché sono abituati ad avere un contatto diretto con gli educatori. 

La testimonianza di un papà

«È una situazione difficile perché i nostri bambini hanno una loro routine fatta di terapie, scuola, attività, che è stata interrotta e che gli consentiva di avere quel rapporto vis à vis con il proprio insegnante o terapeuta, fondamentale per il loro apprendimento».
Ad affermarlo, Alfonso Ciriaco, presidente dell’Angsa - Associazione nazionale soggetti autistici di Catanzaro. 

«Come tutti i genitori – ha spiegato Ciriaco – ci stiamo adeguando a fare da maestri e nel nostro caso anche da terapisti grazie anche al supporto di specialisti che attraverso i social ci stanno dando molti consigli. Purtroppo molti bambini autistici, a causa del perdurare dello stallo della loro routine, hanno anche forti crisi di pianto e di insofferenza. Molte scuole si stanno adoperando per aiutare i genitori, però purtroppo con questa emergenza non è neanche possibile poter accogliere in casa un terapista o un docente. Al momento non c’è un’alternativa, quindi cerchiamo di fare noi genitori quello che possiamo». 

Ciriaco, intervenuto in collegamento skype insieme ad Antonio Marziale, Garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione, lo ha ringraziato per il prezioso lavoro svolto in questi anni a supporto dei soggetti autistici, ed ha chiesto, una volta che sarà passata l’emergenza Coronavirus, un rinnovato impegno per la legge regionale sull’autismo e sulla legge del “dopo di noi” per renderli autonomi. 

L’impegno del Garante dell’infanzia 

Sull'impatto delle restrizioni dovute all’emergenza Coronavirus, il Garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione, Antonio Marziale, ha affermato che «purtroppo la tecnologia può fare molto poco per bambini con disabilità perché loro hanno bisogno del contatto fisico, della terapia manuale ed è quindi demandato ai genitori il compito di soddisfare questa importante esigenza». 

Per ciò che concerne invece le battaglie ataviche che riguardano la tutela dei diritti e l’acquisizione di benefici a tutela della salute e della formazione dei bambini con diverse forme di disabilità, il garante si è impegnato a continuare a «portare avanti le battaglie per colmare i deficit che la Calabria si porta dietro da tempo: non abbiamo un reparto pubblico di neuropsichiatria infantile, non abbiamo strutture di sostegno per questi bambini, non abbiamo forme di sostegno per le loro famiglie, ogni anno è una battaglia per avere educatori, servizio di trasporto». 

«La Calabria – ha detto ancora Marziale – è fanalino di coda in questi servizi sia nelle grandi città che, soprattutto, nei tanti piccoli paesini in cui le famiglie con queste necessità sono completamente abbandonate. Bisognerà tramutare questa crisi in opportunità per ripartire».

La “circolare della discordia”

Il 31 marzo il ministero dell’Interno ha pubblicato sul proprio sito web una circolare in cui sostanzialmente veniva dato il consenso ad un genitore di poter uscire con i propri figli per fare una passeggiata, attività classificata come attività motoria e non sportiva, purché nei pressi della propria abitazione evitando di creare assembramenti. Il giorno dopo, però, il premier Conte, nel corso del suo discorso, ha smentito questa possibilità, dichiarando nulla, di fatto, la circolare ufficiale del Ministero. Oltre a creare molta confusione, la circolare aveva già innescato una forte discussione anche sui social tra chi approvava e chi, al contrario, la riteneva in controsenso con le restrizioni imposte.  

«C’è stata una contraddizione in termini di comunicazione – ha dichiarato il Garante dell’infanzia – ma soprattutto vorrei capire su quali basi il Viminale voleva dare alcuni permessi. Le notizie che noi abbiamo, e che ci arrivano da esperti, ci dicono che il contagio nel mondo si sta allargando, che ancora non è contenuto. Consentire di fare una passeggiata sotto casa non è per tutti la stessa cosa e non per tutti è possibile farlo in sicurezza: ci sono bambini che vivono in casermoni e scendere in cortile significherebbe creare dei pericolosi assembramenti. Penso che in questo momento particolare la chiarezza, soprattutto di informazione istituzionale, sia obbligatoria».