«La situazione è al limite, gli sforzi che si fanno sul territorio sono superati dall’emergenza. Occorre un intervento specifico per Crotone». È quanto chiede il sindaco della città pitagorica Vincenzo Voce in una nota indirizzata al presidente del Consiglio Conte, al ministro della Salute Speranza ed al presidente facente funzioni della Regione Nino Sprilì. Nella richiesta si evidenzia che «i dati dei casi di questi ultimi giorni in città e nella provincia di Crotone, ci consegnano una situazione allarmante. Mentre continua il balletto dei commissari alla Sanità che sta ridicolizzando la Calabria in tutto il paese, l’emergenza sanitaria nel nostro territorio si fa sempre più stringente».

 

Per quanto riguarda l’amministrazione comunale «stiamo facendo tutto quello che in questo momento ci è possibile in collaborazione stretta con l’Azienda sanitaria provinciale - afferma Voce -. È cominciata la campagna di screening con i test rapidi gratuiti per le fasce più disagiate della popolazione. Stiamo lavorando per effettuare a quanti più cittadini possibili questa forma di prevenzione. Si stanno accelerando i tempi per l’ospedale da campo che sarà installato nel parcheggio dell’ospedale. Tanti medici e infermieri, volontari delle associazioni di protezione civile stanno mettendo gratuitamente a disposizione le proprie professionalità. Arrivano contributi da tanti privati».

 

Per il primo cittadino «questi interventi, gli sforzi che si stanno producendo sul territorio sono quotidianamente superati da una escalation del virus che sta mettendo in tilt l’intero sistema sanitario crotonese. L’ospedale cittadino è al limite, il personale medico ed infermieristico, encomiabile, è in forte difficoltà per l’emergenza che si sta creando. Occorre adesso un segnale forte per la città e per il territorio, prima che sia troppo tardi». Nello specifico, conclude il sindaco, è necessario «un intervento per la città di Crotone e la sua provincia, potenziare la struttura sanitaria, destinare altro personale medico ed infermieristico, utilizzare strutture ospedaliere pubbliche attualmente in disuso e private per l’ospitalità e all’assistenza dei pazienti covid».