Francesco Pacienza di Altomonte ha voluto lanciare un segnale per risvegliare le coscienze civili chiedendo al tribunale di Castrovillari di arrivare eventuali responsabili
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Si è sentito «umiliato e offeso» dopo al trasmissione Titolo Quinto che ha fatto luce sulla situazione sanitaria in Calabria e dopo le affermazione del commissario ad Acta e le dichiarazioni del viceministro alla Sanità Silleri che affermava «sono anni che si è interrotto il potere di controllo centrale sulle aree commissariate» ha deciso di andre alla caserma carabinieri del suo comune, Altomonte, e presentare un esposto contro Saverio Cotticelli da inoltrare alla Procura della Repubblica del Tribunale di Castrovillari.
Francesco Pacienza, questo è il suo nome, chiede alla magistratura di indagare su «eventuali profili di illiceità penale» considerato che «non sono stati compiuti atti, piano di riorganizzazione sanitario, che per ragioni di giustizia, ordine pubblico e sanità dovevano essere compiuti senza alcun ritardo, e che la mancata attuazione di questi ha recato possibile nocumento ai cittadini calabresi generando situazioni di estremo disagio limitandone di fatto diritti costituzionali garantiti» con l'inserimento della Calabria in zona rossa.
Pacienza ha voluto così rompere il silenzio e amplificare la voce di tanti cittadini che da anni subiscono «supinamente la protervia del potere, sia esso politico, spesso fatto di incompetenza e inefficienza, sia amministrativo e imprenditoriale che riguarda la Sanità pubblica».
Altri cittadini facciano lo stesso
Ha deciso, con il suo esposto, di lanciare un «forte segnale per risvegliare le coscienze civili di tanti che non hanno avuto, fin'ora, il coraggio di manifestarlo pubblicamente» ha spiegato motivando il suo gesto.
«Siamo come dei naufraghi su una zattera alla deriva, abbiamo un solo razzo di segnalazione, abbiamo all'orizzonte una nave che può salvarci e abbiamo il dovere e l'obbligo di lanciare quel razzo se vogliamo avere la speranza di salvarci. Ecco, quel razzo l'ho lanciato per continuare a credere e sperare di poter salvare me stesso, i cittadini calabresi ormai da moltissimo tempo alla deriva, e la nostra splendida regione».
Il suo augurio è che altri come lui seguano il suo esempio, lasciando da parte le critiche prodotte sui social attraverso le tastiere dei computer ma producendo «fatti concreti alla nostra vera e reale indignazione, utilizzando tutti gli strumenti democratici e legali che abbiamo a disposizione, solo così si potranno spezzare le singole maglie di questa catena che ci sta stritolando da decenni».