Continuano ad aumentare i contagi nel campo migranti di Testa dell'Acqua di Rosarno. Dopo il primo caso positivo riscontrato il 4 ottobre scorso, prontamento isolato, il numeri degli immigrati colpiti dal Covid-19 è salito a 15 nelle ultime 24 ore, così come riportato dal bollettino della Regione Calabria di oggi. Numeri che cominciano a essere preoccupanti e che potrebbero crescere nei prossimi giorni. Da questa mattina polizia, carabinieri e guardia di finanza hanno creato un cordone sanitario intorno al campo container, per evitare che qualcuno degli abitanti possa uscire. 

 

La gravità della situazione è testimoniata dalla riunione convocata in prefettura a Reggio Calabria, oggi pomeriggio alle 14, per discutere della vicenda. Al tavolo oltre al prefetto Massimo Mariani, il questore Bruno Megale e tutti i rappresentanti delle forze di polizia impegnati nel territorio della Piana di Gioia Tauro.

 

C'è grande proccupazione anche nella Flai-Cgil, il sindacato da anni più impegnato nei campi migranti della zona a difesa degli stagionali africani. «La situazione è molto complicata - spiega il segretario della Flai-Cgil Gioia Tauro Rocco Borgese - Si spera che la cosa venga gestita con la massima cautela, poiché certo le condizioni igenico-sanirarie denunciate da sempre dalla Flai mai sono state prese in seria considerazione. Quando dicevamo che fosse indecoroso continuare a farli vivere lì, proprio perché un eventuale contagio avrebbe messo in serio pericolo loro stessi e tutta la comunità circostante, nessuno ci ascoltava».

 

Quello di Testa dell'Acqua a Rosarno è il campo migranti più vecchio della Piana di Gioia Tauro. All'interno vivono circa 200 persone. Numero che cresce durante i mesi di raccolta degli agrumi. Le condizioni igienico-sanitarie all'interno hanno superato il limite già da tempo e, anche per questo motivo, le istituzioni stanno cercando di porre un argine al contagio in tempi rapidi.

 

«Restiamo comunque fiduciosi - ha concluso il segretario Borgese - che le istituzioni riescano quanto quanto prima a trovare una soluzione adeguata che possa evitare il peggio. Non vorremmo che si verificassero situazioni spiacevoli e sgradevoli, come quelle avvenute nella rivolta del 2010, quando si verificò una vera e propria caccia all'uomo nero. Infatti nelle ultime ore pare che qualche ragazzo africano sia stato bersaglio di insulti e colpito con famigerati pallini sparati da qualche strumento ad aria compressa. Le voci arrivate all'ufficio della Flai sono queste e ci auguriamo solamente che siano dovute alla paura di un clima che tende a farsi complicato».